La prima cosa da dire è che non è una crisi ma un rallentamento: le vendite di vini toscani sono diminuite nel 2023, segnando -7,6%% nei volumi imbottigliati delle Dop e -6% in quelli delle Igp, cali attenuati dall’aumento dei prezzi (-4% e -2% guardando al valore). Anche la locomotiva export è in frenata (-7,5% nei primi nove mesi 2023 a 852 milioni di euro). Ma la seconda cosa da dire – emersa con forza nella giornata inaugurale delle Anteprime di Toscana, la settimana in cui gran parte dei consorzi vinicoli presenta alla stampa e agli operatori le nuove annate in commercio a Firenze e a Montepulciano – è che sottovalutare questi segnali di difficoltà sarebbe pericoloso. Anche perché i segnali sembrano dire che la qualità dei vini toscani, che resta alta (il 96% della superficie vitata è a indicazione geografica, Dop o Igp) e sta continuando a crescere (come dimostra il +60% dei prezzi unitari all’export realizzato negli ultimi dieci anni), oggi non basta più a contrastare il calo di vendite.
Ecco i motivi che hanno portato alla sofferenza
Le difficoltà del vino toscano non vanno sottovalutate per due motivi: 1) i consumi stanno cambiando e i vini rossi fermi, vanto e patrimonio della regione, in questa fase storica non sono in testa alle preferenze dei consumatori 2) anche il clima sta cambiando (più caldo, piogge più intense) e, al di là dei tentativi di piantare vigne a altitudini maggiori o con esposizione collinare a est o a nord, occorre delineare una strategia di contrasto per evitare gravi danni futuri.
Il cambiamento climatico impone accorgimenti
Dunque cosa fare? Le ricette sul tavolo sono tante, e nei prossimi mesi starà alla Regione Toscana e ai consorzi di tutela costruire il percorso. Nel frattempo l’occasione delle “Anteprime” è preziosa per confrontare numeri, tendenze e progetti. “Tra i problemi da affrontare ci dovrà essere il livello dell’alcol“. ha ricordato Francesco Mazzei, presidente dell’associazione Avito che raccoglie quasi tutti i consorzi del vino toscani. “Occorrerà sviluppare la ricerca per capire dove e come piantare vigne in futuro – ha sottolineato l’assessora regionale all’Agricoltura, Stefania Saccardi – e anche per studiare cloni diversamente resistenti alle alte temperature: io sono dell’idea che la ricerca non si possa fermare. E si dovrà favorire il trasferimento di competenze dalle aziende più grandi a quelle più piccole“.
Ringiovanire il target dei consumatori
Uno dei punti fondamentali appare quello di ringiovanire il target dei consumatori: “Bisogna lavorare sulle nuove generazioni”, ha ammonito Fabio Del Bravo di Ismea, mostrando i numeri secondo cui il 70% degli acquisti di Dop toscane fa capo a “over 55”, mentre le uniche categorie che nel 2023 hanno aumentato gli acquisti sono i più giovani. “Bisogna andare a cercare quelle nicchie di consumatori che sono ‘aperte’ ai vini toscani – ha spiegato Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio del vino Uiv – e bisogna fare promozione mirata, dopo aver studiare le aree e i comportamenti di chi beve vino”. E bisogna guardare a mercati nuovi, come il Sud America, l’Estremo Oriente, l’Africa, visto che oggi il vino toscano è fortemente esposto su Usa, Germania e Canada, che assorbono più del 50% dell’export. Sulla promozione l’idea dell’assessora Saccardi è che si debba “cercare sempre più di vendere un territorio, con tutte le sue ricchezze, più che un vino”. Sarebbe un deciso cambio di passo rispetto a oggi, stagione in cui i consorzi vinicoli vanno in giro per il mondo a promuovere essenzialmente i propri prodotti.
Silvia Pieraccini