L’addizionale Irpef in Toscana sarà aumentata per chi ha un reddito superiore ai 28mila euro. E’ la soluzione, contestata anche all’interno della maggioranza, scelta dalla giunta regionale guidata da Eugenio Giani per far quadrare i conti della manovra di bilancio, a fronte del rosso della sanità, e del mancato arrivo dei circa 400 milioni di euro di Payback che la Regione reclama da parte delle imprese dei dispositivi medici, ma che non arriveranno malgrado le richieste al ministro della Sanità Orazio Schillaci.
L’emendamento alla manovra, già depositato, prevede la salvaguardia dello scaglione da zero a 28mila euro, circa un milione e mezzo di contribuenti. “Chi ha un reddito di 35mila euro – ha spiegato Giani in Consiglio regionale – avrà 10 euro al mese di prelievo Irpef, non di più; chi è a 50mila euro avrà 330 euro come prelievo sul reddito annuo. Da 50mila in su si arriverà con un livello simbolo di 1.200 euro di prelievo annuo per chi ha un reddito di 100mila euro”. Nelle intenzioni dichiarate dal governatore, si tratta di un ritocco una tantum: “Passato questo momento, cercheremo di riportare a un livello giusto le imposte Irpef in Toscana”, sostiene.
Italia Viva insorge: “Non votiamo l’emendamento”
L’aumento dell’addizionale Irpef spacca la maggioranza: “Non voteremo l’emendamento”, ha annunciato Stefano Scaramelli, capogruppo di Italia Viva, secondo cui il credito da payback potrebbe “essere riscosso nei prossimi quattro mesi, senza la necessità di aumentare le tasse ai cittadini toscani”. Tuttavia, ha puntualizzato Scaramelli, “non scappiamo dalla maggioranza, gli impegni si mantengono, ma lo si fa stando nel merito delle questioni”. L’ipotesi che sta prendendo quota, in realtà, è che Iv possa votare la manovra, ma uscendo dall’aula al momento della votazione sull’emendamento contestato. “L’importante è che voti il bilancio – ha sottolineato Giani -, che ha una sua complessità e che vede sia l’emendamento sia le altre previsioni che abbiamo discusso in commissione.
Il centrodestra attacca invece senza mezzi termini, rispedendo al mittente le accuse di ‘Meloni Tax’ avanzate dal Pd. “Diciamo no a qualsiasi aumento della tassazione, e chiediamo il taglio delle spese clientelari e improduttive”, ha affermato il capogruppo di Forza Italia Marco Stella. “Nel 2023 dal governo Meloni sono stati trasferiti alla Toscana per la sanità 7,933 miliardi – ha detto Diego Petrucci, consigliere regionale di FdI -, cioè 1,1 miliardi in più rispetto all’ultimo anno pre-Covid. L’inflazione è una scusa e non giustifica uno sforamento di bilancio di oltre 400 milioni che porterà la Regione Toscana ad aumentare le tasse che graveranno sulle tasche dei cittadini toscani”.
Petrucci ha poi spiegato di aver “parlato con il ministro Schillaci che ha detto che la partita” sul payback “non riguarda il ministero della Salute, ma riguarda eventualmente il Mef”. Giani ha poi riconosciuto “il tentativo del consigliere Petrucci col ministro Schillaci di far cogliere l’importanza di pagare il payback. Il ministro, nonostante la sua onestà intellettuale, non è riuscito nello scopo, probabilmente non per sua volontà, ma per quella di chi governa fortemente i conti dello Stato”.
Cisl e Uil attaccano: aumento ingiusto
Cisl e Uil si sono dichiarate contrarie all’aumento dell’addizionale Irpef. “Giani avrebbe dovuto pensarci prima intervenendo con dei correttivi – ha lamentato Ciro Recce, segretario generale della Uil Toscana – e non aspettare l’ultimo momento e accorgersi che il payback non è esigibile, come in molti sostenevano. La Cisl ribadisce la propria contrarietà e nelle prossime ore avvierà un confronto negli organismi per valutare le azioni da mettere in campo per contrastare questi provvedimenti”
“La concertazione con le organizzazioni sindacali è stata inesistente al proposito – sostiene la Uil – nonostante tale tassa si presume che vada a colpire circa il 35% dei lavoratori subordinati e dei pensionati della Toscana”. Dunque, sostengono i rappresentanti del sindacato, “se proprio dovrà essere inserita una nuova tassa, questa dovrebbe riguardare i redditi più alti, almeno oltre i 100.000 euro annui, con un’imposizione fiscale più alta”.
Leonardo Testai