A tre anni dalla fine della precedente programmazione (2016-20), la Regione Toscana ha finalmente un nuovo Piano di sviluppo regionale: la maggioranza che sostiene la giunta di Eugenio Giani ha approvato in Consiglio regionale il Prs 2021-25, e 59 emendamenti presentati da maggioranza e opposizioni. Organizzato in 15 obiettivi strategici e 29 progetti (indicati nella nota di aggiornamento al Defr), il Prs è equipaggiato con 9,474 miliardi di risorse – esclusi fondo sanitario e spese di funzionamento -, il 41,3% delle quali è dedicato agli investimenti.
Il ritardo nell’approvazione del Prs, secondo Giani, è un riflesso dell’approccio seguito dalla sua amministrazione. Che alla programmazione sembra credere il giusto. “Col passare del tempo – ha affermato in aula – la programmazione ha manifestato scarsa capacità di incidere da parte delle Regioni, alle quali invece si chiedono sempre di più interventi sul territorio. Io seguo questa strada”. Dunque “la programmazione di oggi, nel Prs, è il work in progress dell’agire della Regione Toscana”, ha sottolineato il presidente, concentrandosi più sui singoli interventi – dagli asili nido gratis agli accordi con Fs per il potenziamento delle linee ferroviarie. E anche sui bandi per il sostegno all’economia, a cominciare dagli oltre 500 milioni di euro di fondi Fesr per le imprese.
La “Toscana diffusa” contro lo spettro delle due velocità
Il Prs diventa dunque una cornice nella quale inquadrare politiche che la Regione sta già perseguendo: dalla transizione digitale a quella ecologica, dall’inclusione sociale alla crescita dei territori, con il concetto di ‘Toscana diffusa’ che trova una sua definizione sistematica, e un’attenzione particolare al rilancio della costa. “Troppo spesso”, ha scritto Giani nella sua introduzione al documento, “si è parlato di una Toscana a due velocità; io credo invece che la Regione Toscana debba crescere e far crescere il proprio territorio con una spinta equilibrata e capace anche di salvaguardarne la sua diffusa specificità”.
In questa visione, il ruolo delle imprese non è messo in ombra dalla programmazione del pubblico. “Questa fase storica richiede l’esigenza di un maggiore protagonismo del settore pubblico a fianco, naturalmente, di un auspicabile ritorno del protagonismo d’impresa”, si legge nel quadro elaborato dall’Irpet per il Prs, che invita a “recuperare una capacità progettuale che orienti ed incentivi gli investimenti privati e che direttamente attui gli investimenti pubblici necessari allo sviluppo del Paese. Un forte impegno pubblico, quindi, fatto sia di investimenti pubblici sia di sostegno, laddove ve ne sia bisogno, e di stimolo per gli investimenti dei privati”.
A caccia di nuovi investimenti internazionali
Per imboccare un sentiero di crescita economica sostenuta e diffusa è necessario un incremento della produttività del lavoro, che “almeno su livelli medi europei, sfruttando anche le potenzialità che la IV rivoluzione industriale è in grado di offrire, attraverso un significativo rilancio degli investimenti privati oltre che di quelli pubblici, rafforzando il capitale umano oltre a quello produttivo. Questo obiettivo va declinato insieme alla crescita dei salari reali e della buona occupazione, intendendo con ciò quella né precaria né atipica, per evitare che il maggiore reddito conseguente ad una crescita della produttività non sia adeguatamente distribuito anche ai lavoratori”.
Dunque, per aumentare la competitività e la resilienza delle imprese, “si favoriranno i processi di innovazione e di trasformazione digitale anche potenziando gli strumenti finanziari per sostenere e migliorare la produttività delle imprese, soprattutto le Pmi”. Sarà dato sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, internazionalizzazione, produzione e servizi, creazione di impresa, accesso al credito. “L’obiettivo – si legge ancora – è sia quello di intercettare nuovi progetti di investimento diretto esogeni (industriali e in ricerca e sviluppo, con particolare riferimento ai settori emergenti) verso i quali la Regione e il tessuto economico locale possano proporsi in modo competitivo sui mercati internazionali, sia migliorare la propria offerta localizzativa per perseguire un maggior vantaggio comparato rispetto ad altre destinazioni nazionali ed una maggiore ‘facilità all’insediamento'”.
Per le crisi aziendali si punta anche sulle coop
Per le situazioni di crisi, l’approccio promette di essere variegato. Nelle aree di crisi industriale, così come nelle aree interne e periferiche, saranno promossi e sostenuti processi di sviluppo, crescita e rilancio economico, anche a carattere integrato, che consentano di perseguire obiettivi selettivi e rispondenti alle specifiche prerogative e potenzialità dei territori. Sempre in aree di crisi, ma non solo, saranno previsti interventi strategico/sperimentali per sostenere nuovi investimenti, progetti di crescita aziendale, l’innesto di nuove attività o processi di reshoring e per sviluppare filiere produttive e tecnologie emergenti, anche attraverso accordi di localizzazione.
Nei singoli casi, la Regione Toscana punta anche a dare sostegno alla costituzione di “società e cooperative di lavoratori all’interno di processi di risoluzione di crisi aziendali – evidenzia il Prs – e a iniziative imprenditoriali nelle forme della cosiddetta economia collaborativa”.
Leonardo Testai