Alla Fortezza da Basso di Firenze va in scena, da oggi 25 giugno fino a giovedì 27 giugno, la storica fiera Pitti Filati arrivata alla 95esima edizione, salone di riferimento per i produttori di filati per maglieria che presentano, con un anno e mezzo di anticipo rispetto all’uscita nei negozi, le collezioni per l’autunno-inverno 2025-2026. Attesi buyer da vari Paesi del mondo, caute le previsioni visto il rallentamento in atto nel settore.
Debutta il salone della bicicletta
Quasi negli stessi giorni (26-28 giugno) alla Stazione Leopolda di Firenze esordirà BeCycle, il salone sulla cultura, sull’industria e sulla passione ciclistica che, nato per celebrare la partenza del Tour de France da Firenze (che avverrà il 29 giugno), è già diventato permanente (il biglietto d’ingresso costa 10 euro). Entrambi gli appuntamenti sono organizzati da Pitti Immagine, la società fieristica fiorentina specializzata nella moda che, dopo la fase Covid, ha accelerato sulla strada della diversificazione del business, non solo b2b. A BeCycle ci saranno i marchi-simbolo dell’industria italiana della bicicletta, compreso abbigliamento tecnico e scarpe (Colnago, De Rosa, Campagnolo, Passoni, 3T, Pard, Q36.5, Nalini, Northwave, Sidi) ma anche i big internazionali (Cervélo, Assos).
Nel 2023 l’industria della filatura ha segnato -11%
Sul fronte filati, invece, le aziende archiviano bilanci 2023 generalmente in flessione ma guardano già alle prospettive di ripresa. L’anno scorso il fatturato dell’industria italiana della filatura – in lana, cotone e lino – si è contratto dell’11% in valore, scendendo sotto i 2,9 miliardi di euro (2.886 milioni secondo le stime finali di Sistema Moda Italia); anche l’export è diminuito (-12% a 868 milioni) così come l’import (-17,2% a 938 milioni), a eccezione dei filati di lana. Sui risultati hanno influito le guerre, gli stock di magazzino che non sono stati ancora smaltiti, i consumi stagnanti.
Nel primo trimestre 2024 giù produzione, export e import
Il 2024 non ha allontanato le nuvole che stazionano sulla filatura italiana, con flessioni di produzione e fatturato nel primo trimestre (l’indice di produzione industriale Istat sulla filatura è -5,7%) e anche di export (-13,3%) e di import (-28,3%). La flessione si è fatta sentire anche nel distretto di Prato, già colpito dall’alluvione del novembre scorso che ha danneggiato diverse aziende di filati. Nel primo trimestre dell’anno il calo produttivo è stato del 6,5% rispetto allo stesso periodo 2023 (stime Confindustria Toscana nord) con l’export sceso del 13%.
Prato tra preoccupazione e speranze
Se paragonati all’ultimo trimestre dell’anno scorso, però, i numeri mostrano “una decisa reazione”, sottolinea Confindustria Toscana nord parlando di resilienza seppur “in un contesto di frenata”. Il problema piuttosto è che il secondo trimestre ha segnato una rilevante contrazione degli ordini comune a tutto il tessile di alta gamma – aggiungono gli industriali pratesi – dovuta anche alla necessità di smaltire i consistenti stoccaggi accumulati: “Una situazione che rimane complessa, con molte ombre ma anche con una forte e radicata fiducia delle imprese nelle proprie risorse e nella capacità di intercettare i segnali di inversione non appena si manifesteranno”. Al Pitti Filati le aziende pratesi la fanno da padrone: sono 31 sugli 82 marchi di filati (di cui 16 esteri) che presentano – con un anno e mezzo d’anticipo – le collezioni per l’autunno-inverno 2025-2026, cui si affiancano aziende di macchine tessili, lavaggi, ricami, finissaggi, taglio, software per il disegno, maglifici e logistica, per un totale di 142 brand. L’idea è che il salone, votato alla creatività e alla definizione delle tendenze future, sia un punto d’incontro per tutti gli operatori che lavorano con i filati.
Silvia Pieraccini