La presidente di Assopellettieri, Claudia Sequi, agli Stati Generali della pelletteria in Palazzo Vecchio a Firenze
La presidente di Assopellettieri, Claudia Sequi, l’ha detto con garbo agli Stati Generali della pelletteria italiana che si sono svolti nel Salone de’ Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, una delle capitali tricolori del settore: “La leadership riconosciuta che abbiamo in Italia non va data per scontata“. Flavio Sciuccati di The European House-Ambrosetti, autore di uno studio strategico sulla pelletteria presentato nell’evento annuale (arrivato alla quinta edizione), è stato più diretto: “Le minacce di altri Paesi sono evidenti: mentre la produzione italiana di pelletteria soffre, e sta calando dalla fine del 2023, cioè da quattro stagioni, Francia e Spagna ci marcano stretti. La Francia, in particolare, ci osserva, ci studia e cresce”.
Gli addetti italiani della pelletteria calano, quelli francesi crescono
L’avanzata è confermata dai dati. L’Italia – leader europea nella pelletteria – conta 4.532 aziende (tra brand, terzisti e Pmi con marchio proprio) con 48.714 addetti e un fatturato 2024 che sfiora i 12 miliardi di euro (-8,9%), di cui 10,3 all’export (-8,8%). La Francia ha realtà decisamente più grandi e strutturate: solo 392 aziende con 29.105 addetti e un fatturato 2024 di 5.643 milioni. Ma a preoccupare è il fatto che, mentre gli addetti italiani della pelletteria calano (nel 2024 si sono persi duemila lavoratori), quelli francesi sono cresciuti del 20% negli ultimi quattro anni. Nel periodo post-Covid – rileva lo studio Ambrosetti – è cresciuta la manodopera specializzata anche in Spagna (+13%) e in Portogallo (+40%).

Amministrazione giudiziaria per Valentino Bags per omesso controllo sullo sfruttamento del lavoro
A complicare le cose, per la pelletteria italiana, ci sono altri due elementi: il primo è che una grossa fetta dei produttori italiani lavora per i marchi francesi del lusso (Lvmh e Kering sopra tutti), che potrebbero dunque avere interesse a trovare Oltralpe le competenze per produrre borse e portafogli; il secondo è che la reputazione delle aziende italiane di pelletteria rischia di essere infangata dalla scoperta di catene di fornitura e subfornitura fatte di laboratori irregolari e sfruttamento della manodopera. Proprio oggi, 15 maggio, il Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria di Valentino Bags, società di produzione di borse e accessori da viaggio della maison Valentino, per omesso controllo sullo sfruttamento del lavoro in alcuni laboratori cinesi nella catena produttiva dei subappalti. Secondo le accuse, l’azienda non avrebbe “messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative e delle capacità tecniche delle aziende appaltatrici, tanto da agevolare colposamente soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato”.
Sequi: “La sfida della legalità e trasparenza è urgente”
Appena venuta a conoscenza della notizia, la presidente Sequi ha commentato: “Ribadisco la necessità che il nostro settore lavori nell’assoluta legalità. Notizie di questo tipo infangano il sistema sano: ne va della nostra reputazione e non possiamo permetterlo. Quella della legalità e trasparenza è una sfida urgente”. Del resto proprio Sciuccati ha messo in guardia: “Tra le cose che il settore deve fare – ha detto – ci sono i passi avanti sulla legalità e trasparenza della filiera. Il 26 maggio in Prefettura a Milano sarà firmato il patto della legalità con le associazioni della moda, avallato dal ministero dell’Interno, che partendo dalla Lombardia si estenderà a tutta Italia”. Le altre azioni suggerite sono cercare di “riprendersi” le produzioni di fascia media che si sono accaparrati altri Paesi; cercare di riequilibrare i rapporti all’interno della filiera che sono sbilanciati a favore dei brand-committenti; elevare le competenze del made in Italy con formazione e innovazione; imparare a raccontare meglio (col cosiddetto storytelling), soprattutto ai giovani, il fascino del settore pelletteria. “Il rischio di perdere pezzi della filiera, che poi non sarà più possibile recuperare com’è successo nel settore tessile, è reale”, ha detto Sciuccati puntando il dito sulla scarsa marginalità delle (tante) aziende terziste: “Se scende sotto il 7-8-9% è difficile pensare che si possano fare investimenti”.
Serve una politica industriale per il settore
Per questo la presidente Sequi è tornata a chiedere al Governo (agli Stati Generali è stato proiettato un videomessaggio del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso) una politica industriale per il settore e un sostegno economico lungo tutta la filiera. Per la ripresa della pelletteria – che in Toscana conta 2.220 aziende, 25.600 addetti (il 50% del totale italiano) e 4,3 miliardi di export 2024 (-16,6% comprese le pelli conciate), qualificandosi come uno dei settori industriali più importanti – la lancetta è spostata in avanti. Il 2025 s’annuncia come un anno in linea col 2024: “Il 32% delle nostre aziende associate prevede una ripresa nella seconda metà del 2025, mentre il 50% la sposta al 2026, a partire dunque dalle collezioni dell’autunno-inverno”, ha concluso la presidente Sequi.
Silvia Pieraccini