Il nome dell’azienda non solo evoca il cuoio, e dunque il settore in cui opera, ma ricorda anche il Giappone e la sua precisione nel dettaglio. Una precisione che Kuoyo – pelletteria fondata nel 2017 a Scandicci (Firenze), nel distretto leader nelle borse di lusso, da Fabio Fatarella, manager di grandi brand (Dior, Fendi, Chanel) diventato imprenditore – ora vuole far diventare segno distintivo: “Il mio progetto – spiega Fatarella – punta a fare una sintesi tra il mondo industriale francese, che è formato da aziende di pelletteria grandi, strutturate, totalmente verticalizzate, e quello italiano, che è più flessibile e più creativo. Ho vissuto e lavorato per dodici anni in Francia – aggiunge – e ho conosciuto la mentalità e la struttura imprenditoriale francese, che ha caratteristiche molto rassicuranti per i brand”.
Sintesi tra mondo industriale francese e italiano
Da qui l’idea di mettere insieme le opportunità dei due mondi industriali per spingere ancora lo sviluppo di Kuoyo, azienda terzista che produce borse per i brand dei gruppi del lusso come Lvmh, Kering e Richemont, e che dalla nascita è sempre cresciuta fino a raddoppiare il fatturato nell’ultimo anno: dagli 8,9 milioni di euro del 2021, è passata a 17,3 milioni nel 2022 (+95%) con un margine operativo lordo vicino al 10%. Nel 2019, prima del Covid, fatturava poco più di 10 milioni.
Acquisita la piccola pelletteria di Fior di Pelle
Nel luglio scorso Kuoyo ha acquisito Fior di Pelle, azienda di piccola pelletteria (portafogli, porta-carte di credito, mini-bag) di Impruneta (Firenze). A vendere è stato Massimiliano Delogu, che è rimasto alla guida. Fior di Pelle ha uno stabilimento di duemila metri quadrati, produce 75mila articoli l’anno e conta 70 addetti per un fatturato di circa 2,5 milioni di euro. In questo modo Kuoyo ha completato l’offerta di prodotto e si è portato “in casa” 70 addetti operativi che si aggiungono ai 50 dipendenti che ha già (di cui 30 addetti alla produzione).
Obiettivo: aumentare la capacità produttiva diretta
“Oggi il 50% della nostra produzione è fatto direttamente, all’interno dell’azienda – spiega Fatarella – ma il nostro piano industriale a tre anni prevede di triplicare la capacità produttiva diretta, passando da 100 a 300 addetti operativi e raddoppiando il fatturato fino a 30-35 milioni”. Non sono escluse altre piccole acquisizioni, sempre finanziate in proprio: “Oggi l’azienda è indipendente, senza soci esterni, e tengo a questa condizione per poter prendere decisioni veloci in un mondo che cambia velocemente”. Quest’anno Kuoyo avrà una contrazione dei ricavi, in linea col settore che sta frenando col passare dei mesi, con la previsione di scendere a 14,5-15 milioni di fatturato consolidato.
Silvia Pieraccini