Fossi gongola. Alle amministrative in Toscana “la destra, ci aveva lanciato una sfida, un assalto alla diligenza, che è stata rispedita al mittente. Guardiamo al futuro con grande ottimismo e positività. Questa è la base più forte sulla quale costruire le sfide future. Il Pd è tornato primo partito con il 32%, torniamo competitivi nelle città e vinciamo nei tre capoluoghi, un esito non scontato e molti sentenziavano che i tre capoluoghi potevano essere a rischio, invece li abbiamo confermati e lo abbiamo fatto bene. L’elemento politico forte è che il ‘cuore rosso della Toscana’, il triangolo tra Firenze Prato e Livorno è confermato saldamente nel centrosinistra con il Pd come guida“. Il segretario del Pd Toscana aggiunge “registriamo un grande vittoria, nonostante il quadro frammentato del centrosinistra al primo turno, al secondo turno molti elettori sono tornati a casa”, segno che “il governo di questi 10 anni a Firenze a guida Nardella è stato positivo. Abbiamo avuto una grande candidata. Sara è la donna giusta per governare la città”.
Perdite e conquiste nella regione ma il mantra è “Uniti si vince”
Quanto al resto della regione, per Fossi “perdiamo Ponsacco a destra ma conquistiamo Montecatini Terme, mentre negli altri comuni dove perdiamo lo facciamo rispetto ad un civismo a tinte di centrosinistra, come nel caso di Colle Val d’Elsa (Siena), o per una lotta fratricida, una guerra in famiglia nel centrosinistra. Se abbiamo avuto un insegnamento da questo passaggio elettorale è che vinciamo se ci presentiamo uniti”. Per Stefano Bruzzesi, responsabile enti locali del Pd toscano, “abbiamo assistito ad un derby tra centrosinistra e sinistra in Toscana, con forze che spesso sono partner o alleati” in altri contesti.
“Da domani iniziamo a costruire la coalizione per le regionali, a partire dalle alleanze. Ripartiamo con grande slancio e uno spirito di inclusione” e “vogliamo costruire un laboratorio di centrosinistra aperto a tutte le forze che si ritroveranno in questo orizzonte” avverte Emiliano Fossi. “Non accetteremo veti da nessuno. La fase di equilibrismi ed equidistanza la reputo terminata, come per il Pd quella dell’autosufficienza. Vediamo sempre più forze politiche in collaborazione organica con il Pd, così come M5s, attraverso un processo di evoluzione faticoso e non scontato, ma anche le forze civiche e quelle liberali. Uniti si vince. Rispetto a chi ancora mantiene equidistanza chiediamo una scelta di campo, che è vitale per costruire coalizioni più forti sui territori ma anche per l’alternativa a livello nazionale, rispetto ad una destra che ha un nucleo dichiaratamente neofascista e tiene sotto ricatto la destra di governo”. Per Fossi “serve a costruire una visione del futuro, parlare a partire dalle proposte e dei contenuti per poi passare alla costruzione dell’alleanza” ma “non si parla della scelta della candidatura”.
Circa le prossime regionali, ha commentato: “Ad oggi abbiamo parlato solo delle amministrative, siamo contenti del risultato, e per noi Eugenio Giani è e continua ad essere il presidente della Regione Toscana. Non sono all’ordine del giorno riassetti della giunta regionale o il riposizionamento di assessori. A Stefania Saccardi (vicepresidente della Regione in quota Iv che a Firenze si è presentata come candidata sindaco per Italia Viva) il presidente Giani aveva sottolineato la necessità di schierarsi al ballottaggio” per Sara Funaro, “e l’ha fatto”. “Per quanto ci riguarda – ha concluso Fossi – era il minimo sindacale richiesto ad una autorevole esponente di un partito che siede nella maggioranza regionale guidata dal Pd”.
Il professor Chiaramonte: “Centrosinistra vince solo se compatto”
Forse l’assalto alla diligenza non c’è stato ma, ad onor del vero, da queste elezioni non esce un vero vincitore. Ne è convinto il professor Alessandro Chiaramonte, docente di Scienza della politica all’Università di Firenze. “La lettura sistematica del voto non ci dice niente di straordinariamente nuovo – afferma il professore -. Ognuna delle parti politiche in campo può rivendicare la sua vittoria. I cambiamenti semmai si possono registrare nel tipo di offerta. Laddove c’è stata una coalizione più ampia si è fatta la differenza. Ci sono poi casi specifici come il candidato che ha vinto a Calenzano a sinistra del Pd, figura assai nota e apprezzata sul territorio. Questo vuol dire che ogni risultato è legato al luogo e alle persone e ogni caso è diverso dall’altro anche per motivi squisitamente personali”. Se un insegnamento queste amministrative possono darlo, è che, anche in previsione delle future regionali, “un allargamento di campo del centrosinistra è fondamentale”. Spiega il politologo: “Dalle europee del 2019 in poi in Toscana centrodestra e centrosinistra possono tranquillamente contendersi la Regione. E’ una partita aperta e la differenza la può fare solo il perimetro della coalizione. Il centrodestra è abituato a compattarsi nonostante tutto, il centrosinistra un po’ meno”.
Funaro votata da elettori di Masi, Palagi, Del Re e Saccardi
Eppure a Firenze Sara Funaro ha vinto senza una supercoalizione e con frange del centrosinistra in opposizione. “E’ vero ma dai flussi del voto del ballottaggio abbiamo potuto constatare come una quota di lettori di Palagi, di Del Re, di Masi e la metà di quelli di Saccardi abbiano votato Sara Funaro. L’elettorato di Stefania Saccardi era centrista e infatti si è diviso tra Funaro e Schmidt. Diversamente, al secondo turno alcuni elettori di Verdi e Sinistra italiana non hanno votato Funaro mentre il Pd, invece, si è mosso compatto”. Questo vorrebbe dire che c’è bisogno del concorso di tutti. “Esattamente”. Ottimista sull’affluenza al primo turno, il professore fa notare come oggi si possa dividere l’elettorato in un 20% di elettori che non votano mai, un 30% che vota sempre e un 50% di astensionisti intermittenti che votano solo quando c’è un leader che li convince, un nuovo partito o la percezione dell’importanza della posta in gioco. “Ma è un elettorato sempre più fragile e meno informato perché meno interessato e deluso anche dalla mancanza di partiti veri”.
“Toscana non più inespugnabile, Firenze è un’eccezione”
Il professor Chiaramonte è diretto: “Da 5 anni la Toscana non è più una roccaforte rossa inespugnabile. Firenze è un’eccezione. Pensiamo a Pisa, a Siena, a Pistoia o al caso Piombino. Ora centrodestra e centrosinistra stanno quasi alla pari. Abbiamo 7 capoluoghi di provincia governati dal centrodestra alcuni anche riconfermati. Anche in territori industriali come la zona del cuoio lo svincolarsi dall’egemonia rossa ha portato a risultati impensabili in passato. Per questo dico che il buon risultato del centrosinistra in questa tornata non può essere considerato un ritorno al passato”. Semmai una spinta verso il futuro? “Sì, soprattutto se il centrosinistra saprà essere inclusivo e avere un candidato forte. Per il centrodestra si sta parlando del sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, che unisce un profilo civico ad una tradizione di centrodestra. Un candidato potenzialmente forte che a Pistoia sembra piacere anche a qualcuno del centrosinistra”. Il presidente Giani ha dunque davanti a sé una partita nella partita. “Certo. Deve essere nuovamente candidato e mostrarsi molto ecumenico. Senza una coalizione forte e ampia la strada potrebbe essere in salita”.
Silvia Gigli