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07 agosto 2023

Montepulciano “Pieve”, ecco il nuovo disciplinare

Le più recenti regole per il Nobile prevedono il ritorno all’antica storia di questo vino pregiato del territorio senese.

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Un vigneto

Un vigneto

Il Ministero dell’agricoltura ha approvato il nuovo disciplinare per il vino Nobile di Montepulciano “Pieve”. Ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’iscrizione al Registro delle Denominazioni Europee. Prima annata la 2021 in uscita a gennaio 2025. Si potranno utilizzare solo uve di proprietà, da vigneti di almeno 15 anni di età e solo vitigni autoctoni con un invecchiamento di almeno 3 anni

Il Consorzio del Nobile attendeva da tempo questa decisione

Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano aspettava con ansia questa decisione che è arrivata in seguito alla riunione plenaria del Comitato Nazionale Vini che il 3 agosto ha dato l’ok definitivo al testo di Disciplinare del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”, la nuova tipologia della prima Docg d’Italia che sarà in commercio così dal 1 gennaio 2025 con l’annata 2021. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’iscrizione nel Registro delle Denominazioni Europee, il progetto di questa nuova tipologia sarà a tutti gli effetti operativo con una prima annata che avrà circa 300 mila bottiglie, mentre già per la 2022 sono oltre 700 mila le bottiglie in cantina (pari a circa il 10% della produzione totale di Nobile). «Per noi è il compimento di un percorso che vale più di una nuova tipologia di vino, ma che dimostra come tutta una denominazione possa dare vita in maniera unanime a un percorso condiviso che rappresenta una nuova visione di produzione – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – una visione supportata dalla ricerca dal punto di vista geologico e pedologico e dall’approfondimento che è stato fatto anche nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800. Devo ringraziare per tutto questo i produttori, in primis, che ci hanno creduto fin dall’inizio, poi le associazioni di categoria, la Regione Toscana, il Ministero dell’agricoltura, il Comitato Nazionale Vini e tutti i professionisti che con il loro apporto hanno reso possibile questo risultato».

Come sarà d’ora in poi il Vino Nobile di Montepulciano

Il vino avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone), con un massimo di 70 quintali per ettaro, l’uvaggio sarà legato al Sangiovese (85%) e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice e provenienti da vigneti di almeno 15 anni di vita. Tre anni di maturazione (obbligatori 12 mesi in legno e 12 in bottiglia). L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (oltre al disciplinare che prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione Uga (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo. “Un’operazione di grande visione” commenta l’assessore regionale all’agroalimentare Stefania Saccardi.

Allarme peronospora nelle aziende agricole toscane

Intanto, sempre sul fronte del vino, pare che in Toscana ci siano “aziende agricole che hanno perso il 70% della produzione a causa della peronospora. Ma la qualità del vino non sarà minimamente intaccata: resterà buono come sempre” afferma il vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana Ritano Baragli parlando delle conseguenze della malattia della vite che sta creando danni soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. “Questo fungo ha fatto danni a tante aziende toscane – spiega Baragli -. In molti vigneti i trattamenti non sono stati sufficientemente tempestivi, perché i mesi di maggio e i primi giorni di giugno sono stati molto piovosi. E pensare che prima di maggio l’uva era meravigliosa”.
“Il problema è la quantità, non la qualità: un conto è lavorare con 110mila quintali di uve, un conto è averne 40mila in meno. A causa della peronospora i costi di gestione sono enormemente aumentati, da quelli relativi ai trattamenti al carburante”. (sg)

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