Dieci milioni di ricavi in più nell’ultimo anno: Peuterey, il marchio della famiglia Lusini specializzato nel capospalla di fascia premium, che ha il quartier generale ad Altopascio (Lucca), ha chiuso (il 31 marzo scorso) un bilancio 2023 brillante, passando da 59 a 69 milioni di euro di fatturato (+17%) e da 6 a 6,8 milioni di margine operativo lordo (ebitda). A trainare è stato l’export, concentrato in Germania, Benelux e Corea, che ha raggiunto un peso del 40%. Adesso lo scenario è complicato dall’inflazione e dal rallentamento generale dei consumi, anche se la presidente dell’azienda, Francesca Lusini, prevede comunque una crescita, seppur non a doppia cifra, nel prossimo esercizio che chiuderà nel marzo 2024.
La gamma di prodotti si arricchisce
Anche perché nel frattempo Peuterey – che punta da sempre sulla distribuzione wholesale (ha solo un negozio monomarca a Milano, più 26 punti vendita in Corea aperti da un partner) – ha lavorato all’allargamento della gamma d’offerta: non più solo giubbotti e piumini, ma anche cappotti per uomo e per donna (dall’autunno-inverno 2024-2025), realizzati in Italia, e blazer (dalla primavera-estate 2024), oltre a una linea di capi in pelle. “Vogliamo allargare le categorie merceologiche – spiega Lusini – e i cappotti rappresentano una svolta sartoriale che finora mancava. Ma non vogliamo diventare un’azienda total look e, almeno per ora, non pensiamo neppure a un progetto retail per creare una rete di negozi nostri”.
Ottenuta la certificazione sulla parità di genere
Peuterey (200 dipendenti) ha appena ottenuto la certificazione sulla parità di genere, che valuta le azioni intraprese per creare un ambiente di lavoro inclusivo delle diversità e che riduca il divario di genere. Dal prossimo anno arriverà anche il bilancio di sostenibilità: “Misureremo le nostre performance per migliorarci – conclude Lusini – ma il terreno su cui siamo convinti di eccellere è la durabilità dei nostri capi”. Intanto la nuova campagna di comunicazione di Peuterey strizza l’occhio ai giovani grazie alle immagini create con l’intelligenza artificiale. Nel futuro potrebbe esserci una collaborazione stilistica con un designer affermato per fare una capsule. La proprietà resta familiare: “L’azienda ha bisogno di altri step prima di pensare all’ingresso di un fondo o alla Borsa”, conclude Francesca Lusini.
Silvia Pieraccini