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01 febbraio 2024

Moda: Beste cresce a 87 milioni (+81%) e crea la filiera del cotone made in Italy

L’azienda pratese ha stretto accordi con una coltivazione in Puglia e una filatura in Lombardia. Sarà possibile il passaporto digitale.

Silvia Pieraccini

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Alla fiera di tessuti Milano Unica che si è chiusa oggi, 1 febbraio, ha partecipato un consistente gruppo (un centinaio) di aziende-espositrici pratesi. Tra queste Beste, una delle più dinamiche e grandi realtà del distretto di Prato, attiva nel tessile e nell’abbigliamento, che si è messa in moto per rispondere alle normative presenti e future su tracciabilità, sostenibilità della filiera e passaporto digitale del prodotto.

Coltivazione in Puglia, filatura in Lombardia, tessitura a Prato

Beste, fondata dai fratelli Giovanni e Matteo Santi e entrata nel marzo scorso nel polo dei terzisti del lusso Holding Moda (che ha acquisito il 51% del capitale), ha presentato l’innovativo progetto – già avviato – per costruire una filiera del cotone made in Italy controllata direttamente, dalla pianta al tessuto fino all’abito. La filiera si chiama Itaco (Italian cotton) e identificherà appunto il cotone interamente coltivato e lavorato in Italia. Il primo passo è stato dar vita a una joint venture con dei produttori di cotone organico nel golfo di Manfredonia, in Puglia, regione che per prima ha reintrodotto, negli anni scorsi, una pratica abbandonata negli anni Sessanta del secolo scorso con l’avvento delle fibre sintetiche.

Il secondo passo è stato stringere una partnership con una filatura lombarda che si occuperà di lavorare il cotone grezzo. “Le fasi successive alla filatura le abbiamo all’interno dell’azienda – spiegano Matteo e Giovanni Santi – e dunque saremo in grado di garantire la tracciabilità dell’intero processo produttivo. Il primo anno produrremo 50mila chilogrammi di cotone, per poi crescere. Anche perché entro il 2024 la coltivazione arriverà a estendersi su 100 ettari”. Beste tra l’altro sta già lavorando ad accordi con coltivatori di cotone anche in Sicilia e Sardegna.

Il cotone prodotto in Italia potrà essere riciclato ‘in casa’

“Con la creazione della filiera Itaco otteniamo il controllo completo della catena di approvvigionamento, dal materiale grezzo al capo finito – afferma l’azienda – comprese soluzioni di riciclo attraverso la nuova divisione Beste che recupera gli scarti tessili per trasformarli in prodotti dalla nuova vita. Questo ci consentirà di offrire all’industria internazionale del lusso il passaporto digitale del prodotto sia nelle collezioni tessili che di abbigliamento”.

Fatturato 2023 schizzato a 87 milioni di euro

Beste ha chiuso il 2023 con un fatturato che sfiora gli 87 milioni di euro (+81%) – 64 dal tessile e 23 dall’abbigliamento – nonostante l’alluvione che l’ha colpita nel novembre scorso, quando una parte del distretto di Prato è stata ferita pesantemente, e che ha “mangiato” dai quattro ai sei milioni di ricavi. La virata dell’azienda verso il cotone tracciato e sostenibile si estenderà anche alle fibre importate: l’intera produzione tessile di Beste d’ora in poi utilizzerà cotone biologico americano Supima, una nicchia tra le poche ad aver avviato una seria politica di qualità e di controllo della filiera.

Autore:

Silvia Pieraccini

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