Nessuna sorpresa nelle elaborazioni dell’Irpet (l’Istituto per la programmazione economica della Toscana) sull’export regionale 2023 diffuse oggi, 15 aprile, rispetto a quelle rese note dall’Istat un mese fa e elaborate da T24 (+5,6% a 57,5 miliardi di euro). L’unica differenza è che l’Irpet depenna alcune voci a basso valore aggiunto (metalli preziosi, cioè i lingotti prodotti ad Arezzo; prodotti della raffinazione petrolifera; prodotti delle utilities e prodotti del comparto servizi), considerate in grado di falsare il risultato, che però cambia di poco: +5,4% l’export regionale 2023 a prezzi correnti, aumento che si ridimensiona a +1,2% ai prezzi dell’anno precedente. La Toscana va meglio rispetto alla media nazionale (+1,4% a prezzi correnti, -1,6% a prezzi dell’anno prima), ma c’è poco da consolarsi. Anche perché nel 2023 non era ancora scoppiata la crisi di Suez (con i ribelli Houthi che fanno attentati alle navi che passano nello Stretto), crisi che nel 2024 sta spargendo effetti negativi sul commercio mondiale (e anche su quello toscano).
Il boom della farmaceutica
Il rallentamento dell’economia intensificatosi nella seconda parte dell’anno scorso si è riflettuto, inevitabilmente, sulle vendite all’estero, anche se la regola non vale per tutti, come detto un mese fa. A trainare l’export sono stati i prodotti farmaceutici (+40,9%), che continuano una corsa molto molto sostenuta, e la meccanica, in particolare le macchine per impieghi generali (+24,7%); bene anche la nautica (+24,8%), i camper (+35,6%) e la gioielleria. In flessione la maggior parte delle specializzazioni dell’industria della moda e di molti comparti dell’industria di base, come carta e chimica. In flessione – come già detto un mese fa – il vino (-4%) che si ferma a 1.182 milioni di euro di export.
Siena cresce più di tutti, seguono Massa-Carrara e Prato
Tra le aree di mercato, deboli sono state quelle europee, positivo il Nord America e l’Asia. Guardando alle province, quelle che sono cresciute di più sono state Siena (+33,2% grazie ai farmaci e al camper), Massa-Carrara (+17,0% ma non legato al tradizionale marmo bensì ai macchinari), Prato (+12,0% ma non grazie al tessile, da sempre settore trainante, ma al meccano-tessile, farmaceutica e vendite di veicoli aerospaziali) e Livorno (+9,0% trainato dalla ripresa dell’acciaio di Piombino).
Silvia Pieraccini