La nuova campagna promozionale di Pitti Uomo 105, chiamata "Pitti Time"
Al Pitti Uomo, la più importante fiera al mondo della moda maschile che si aprirà martedì 9 gennaio alla Fortezza da Basso di Firenze organizzata dalla società Pitti Immagine, esporranno le proprie collezioni 831 marchi, di cui quasi la metà stranieri (386 pari al 46%). Tra i 445 marchi italiani, un centinaio è toscano: una presenza assai rilevante – circa il 25% – che abbraccia brand affermati e altri in cerca di mercato, e che rispecchia la forza di uno dei settori trainanti dell’economia regionale, l’industria della moda.
I marchi affermati proseguono la marcia
Tra i marchi più conosciuti – e tra i più grandi e longevi espositori della fiera – c’è Stefano Ricci, maison di moda maschile di lusso che fa capo alla famiglia fiorentina Ricci (il patron Stefano, la moglie Claudia e i figli Niccolò, amministratore delegato, e Filippo, direttore creativo). L’azienda ha chiuso il 2023 col record di fatturato: più di 200 milioni di euro (+40% sul 2022), per il 90% realizzato all’estero (Europa, Usa, Cina e Sudest asiatico, Russia e Repubbliche sovietiche, Medio Oriente).
Stefano Ricci ora punta a proseguire la marcia anche nel 2024, così come Roy Roger’s, marchio della famiglia fiorentina Bacci-Biondi (la presidente Patrizia Bacci e i figli Niccolò Biondi, amministratore delegato, e Guido Biondi, direttore creativo), che fa capo alla società Manifatture 7 Bell, 28 milioni di ricavi 2023 (+8%). Roy Roger’s è stato il primo jeans italiano nel 1952 e da tempo si è allargato dal denim al total look; ora si è arricchito della licenza bambino, che ha appena affidato a un’altra azienda toscana specialista del comparto, l’aretina Miniconf (la prima collezione sarà presentata al Pitti Bimbo del 17-19 gennaio 2024).
Le aziende che crescono con le licenze
Conferma la presenza al Pitti Uomo anche Lorenzo Nencini, che produce su licenza per l’Europa l’abbigliamento del marchio sportswear Us Polo Assn (marchio ufficiale della United States Polo Association, ente americano per il gioco del polo attivo dal 1890), con la sua Incom di Montecatini Terme (Pistoia), 64,6 milioni di fatturato 2022 (+26,5%) con 6,5 milioni di utile (+4,3%). Porta al Pitti Uomo ben 13 marchi di abbigliamento e scarpe – propri e in licenza produttiva e/o distributiva – la fiorentina Artcrafts International della famiglia Ponziani, presente con Mou, Norda, Caterpillar, Craft, Womsh, Cotopaxi, Canadian, Crocs, Scholl, Hey Dude, Melissa, Teva e Colors of California. Nel 2022 il fatturato di Artcrafts Internationa ha sfiorato i 100 milioni di euro (98,8 milioni, +25% sul 2021) e continua a crescere.
I marchi ‘fedeli’ e i marchi storici
Tra i brand fedeli al Pitti Uomo c’è l’azienda empolese Landi Confezioni, cinque milioni di fatturato 2022, con i marchi 070 Studio, L’Impermeabile e RR; c’è la pratese Monica Sarti col marchio di sciarpe e stole in materiali pregiati Faliero Sarti (dal nome del lanificio di famiglia nato nel 1949), che presenta anche la collezione ‘Faliero Sarti for pets’; e ci sono i cappelli Superduper di Matteo Gioli e Veronica Cornacchini che, nati nel 2011, si sono fatti largo all’estero in una nicchia difficile grazie anche all’ecommerce e alle collaborazioni con personaggi famosi. Guardando ai marchi storici, al Pitti Uomo troviamo Ortigni 1930 di Lamporecchio (Pistoia), specialista delle scarpe artigianali che fa capo ai fratelli Fabio, Stefano e Barbara Ortigni attraverso Sutoris snc; e Lebole, specialista nell’abito da uomo di fascia media, prima ditta di abbigliamento a fare pubblicità in televisione nel 1967, in mano alla Textura di Castiglion Fibocchi (Arezzo), 6,3 milioni di fatturato 2022 (+38%).
Chi è già decollato e chi prova a farlo
Tra i marchi che hanno già una rete distributiva c’è Alpha Studio, azienda di maglieria fondata da Franco Rossi nel 1985 a Comeana (Prato), oggi guidata dal figlio Paolo, che si caratterizza per l’essenzialità delle collezioni e che nel 2022 ha fatturato circa 12,5 milioni di euro; Daniele Fiesoli, marchio di abbigliamento e maglieria con sede a Signa (Firenze) che è passato da 5,6 milioni di fatturato del 2020 a 7,5 milioni nel 2021, fino a 9,4 milioni nel 2022; Dekker, marchio del Gruppo Peuterey di Altopascio (Lucca) della famiglia Lusini (69 milioni di fatturato 2023 con 6,8 milioni di ebitda) che vuol tornare a brillare. Tra i marchi ‘nuovi’ spicca la startup pratese Rifò che produce capi d’abbigliamento con fibre riciclate, certificata BCorp dal 2020, che ora punta allo sviluppo internazionale. Presenti alla fiera anche tre marchi fondati da imprenditori di origine cinese che hanno messo radici in Toscana, tra Prato e Empoli: Gianni Lupo, Duno e Distretto12.
Demolito il padiglione Rastriglia, 10mila mq in meno per il salone
Il salone che si apre martedì 9 dovrà convivere con i lavori in corso alla Fortezza dall’estate scorsa: il padiglione temporaneo Rastriglia (che ospitava i servizi di accoglienza della fiera) e l’ex magazzino del tribunale sono in corso di demolizione; al loro posto sarà costruito – nell’area compresa tra l‘Opificio delle Pietre Dure, l’ex liceo Machiavelli e il padiglione Arsenale – il nuovo padiglione Bellavista, primo tassello del progetto di recupero della Fortezza, che avrà una sala congressuale da oltre 2.500 posti, una sala espositiva, un sistema di percorsi esterni, giardini pensili, terrazze e aree verdi di copertura per massimizzare funzionalità e recupero monumentale. Per questa 105esima edizione del Pitti Uomo significa avere circa 10mila metri quadrati di spazio in meno, tanto che il percorso espositivo è stato ripensato e riorganizzato. La congiuntura non è facile, tra crisi geopolitiche, inflazione e contrazione dei consumi, ma Pitti spera comunque di superare le presenze di compratori del gennaio 2023, quando furono 17.700. In ogni caso eventi e presentazioni animeranno la città, dentro e fuori la Fortezza da Basso.
Silvia Pieraccini