Negli ultimi anni le difficoltà delle imprese nel reperire personale sembrano essersi acuite. Su questa discrepanza tra domanda e offerta di lavoro influiscono non solo la rapida ripresa economica post pandemia ma anche le dinamiche demografiche. Quali sono le motivazioni delle difficoltà incontrate nella ricerca del personal? Quali le prospettive legate alla transizione digitale ed ecologica? Per rispondere, Irpet ha condotto a giugno 2023 un’indagine a cura di Silvia Duranti e Natalia Faraoni su un campione di 600 imprese toscane della manifattura e del turismo. Da cui si evince che la non corrispondenza tra la richiesta di personale e i lavoratori in cerca di occupazione, è strutturale. La debolezza degli strumenti che favoriscono l’incontro tra lavoratori e datori, come le politiche attive, i contratti formativi e l’attività dei centri per l’impiego, è alla base di questo fenomeno.
Negli ultimi anni la difficoltà a trovare personale è cresciuta
Negli anni recenti, caratterizzati dalla ripresa del mercato del lavoro post-pandemia, le difficoltà di reperimento di personale sembrano essersi acuita, come avviene nei periodi di rapida ripresa economica. Anche le dinamiche demografiche possono avere un ruolo, in quanto il numero di persone in ingresso nel mercato del lavoro oggi è di meno numeroso di quelle in uscita, rappresentate dalla generazione dei cosiddetti baby boomers. L’aumento del gap tra domanda e offerta di lavoro è confermato dai risultati dell’indagine Excelsior, che ormai da molti anni rileva le intenzioni di assunzione delle imprese italiane. Rispetto al periodo pre-pandemico, la quota di assunzioni previste con difficoltà di reperimento è cresciuta in Toscana di 9 punti percentuali, passando dal 29% del biennio 2018-2019 al 38% del biennio 2021-2022. Le difficoltà di reperimento non riguardano solo figure apicali ma anche e soprattutto persone da impiegare nei processi produttivi, sia di livello base (operai) che intermedio (tecnici).
Un freno allo sviluppo economico
Le difficoltà che incontra il sistema produttivo nel trovare personale adeguato possono rappresentare un freno al ciclo economico, limitando le possibilità di crescita delle imprese o frenandone la produttività in casi che richiedono importanti investimenti in formazione. “Perciò è importante indirizzare meglio le politiche verso la domanda di lavoro (salario minimo, contratti), l’offerta (sistema scolastico e formativo) e il sistema di intermediazione (centri per l’impiego)” fanno notare le ricercatrici. Con questo obiettivo, Irpet ha condotto nel giugno 2023 un’indagine su un campione di imprese toscane della manifattura e del turismo, per raccogliere informazioni sulle difficoltà incontrate nella ricerca di personale e sulle prospettive future circa le cosiddette transizioni digitale ed ecologica. Manifattura e turismo non mostrano particolari discrepanze, sebbene le imprese intervistate risultino leggermente più strutturate in termini di addetti e valore aggiunto, paghino salari un poco più alti, soprattutto nel turismo, e mostrino una maggior quota di dipendenti con più di 50 anni, in particolare le manifatturiere. Da questo punto di vista il profilo medio di queste aziende sembra confermare la selezione di un campione con un fabbisogno di personale più spiccato.
Turismo, non si trovano addetti per le condizioni di lavoro
Rispetto ai servizi turistici, sono ricorrenti le notizie relative alle difficoltà di trovare candidati e alle condizioni di lavoro proposte, in particolare nel periodo post-Covid. Per la manifattura, le problematiche riguardano una questione legata al ricambio generazionale della manodopera e all’allontanamento tra mondo del lavoro e mondo delle istituzioni formative, in cui è minoritaria l’istruzione professionalizzante. Distinguendo tra turismo e manifattura, emergono le diverse ragioni che spingono i due settori ad assumere. Nel primo caso si tratta soprattutto di personale temporaneo, mentre nel secondo il primo motivo riguarda la sostituzione di personale cessato per anzianità e poi l’aumento dei volumi produttivi. Dai risultati dell’indagine presso le imprese, spicca l’aumento delle difficoltà di reperimento negli ultimi anni. In particolare, le imprese che lamentano maggiori difficoltà rispetto al periodo precedente la pandemia da Covid-19 sono il 63%, percentuale che sale al 76% nel caso delle imprese del turismo.
Dopo il Covid mancano candidati e personale di qualità
Le difficoltà delle imprese nel reperire personale sono legate perlopiù alla mancanza di candidati (48%) e solo dopo riguardano la qualità della domanda (21%) e dell’offerta di lavoro (31%). Ma, se nell’industria la qualità dei candidati ha un peso importante nello spiegare le difficoltà di reperimento (44%), nel turismo prevalgono motivazioni legate alle condizioni di lavoro offerte (31%). Scendendo a livello territoriale, la mancanza di candidati è un problema soprattutto per le imprese turistiche delle aree meno centrali (59%), mentre le condizioni di lavoro sono un limite per l’incontro tra domanda e offerta nel turismo costiero e di città. Per approfondire il tema del mancato incontro domanda-offerta di lavoro, sono state proposte alcune motivazioni specifiche alle imprese. Dai risultati emerge che dal punto di vista delle condizioni di lavoro il principale limite all’accettazione delle offerte è rappresentato dall’orario, in particolar modo nel turismo, dove la motivazione è segnalata dal 25% delle imprese con difficoltà di reperimento (5% nella manifattura); seguono il salario e il tipo di contratto. Dal lato della qualità dell’offerta di lavoro, la mancanza di competenze sembra riguardare solo le competenze tecniche, la cui carenza viene segnalata dal 26% delle imprese con difficoltà di reperimento e addirittura dal 39% di quelle dell’industria.
La transizione digitale interessa solo la manifattura
Come è noto, al centro dell’interesse delle politiche europee e nazionali (PNRR) sono poste le transizioni digitale ed ecologica. Cosa ne pensano le imprese toscane, in particolare quelle per cui è difficile fare nuove assunzioni? C’è una differenza tra imprese turistiche e manifatturiere solo nel caso della transizione digitale. È stata data molta enfasi, infatti, al ruolo dell’automazione e della digitalizzazione dei processi produttivi. In questo senso le imprese turistiche in primis, ma anche parte del nostro sistema manifatturiero, hanno difficoltà in merito. Nonostante ciò, tra le manifatturiere intervistate, ben il 44% dichiara di sentirsi parte di questo cambiamento. Meno interesse per la transizione ecologica, con un 25% di imprese turistiche e un 28% di manifatturiere che si dicono coinvolte. Alle sole imprese sensibili alle due transizioni appare diffusa la convinzione che sia necessario investire in formazione. Per la manifattura sembrano ancora più importanti le competenze digitali e nuove figure professionali specializzate. La questione della sostituzione del personale con robot non appare dirimente. Infine, la transizione digitale modificherà i modelli organizzativi e la divisione del lavoro tra i dipendenti.
Nelle imprese manca spesso il ricambio generazionale
In sintesi, le imprese turistiche cercano soprattutto personale stagionale. Le imprese manifatturiere dichiarano un bisogno di ricambio generazionale dei dipendenti e un’espansione della capacità produttiva tale da richiedere nuova manodopera. Nella ricerca di nuovo personale, la carenza di candidati è considerata la principale difficoltà, percepita in crescita rispetto al periodo pre-covid. Su questo aspetto potrebbe pesare la dimensione degli elementi in ingresso nel mercato del lavoro, in diminuzione nel tempo e ormai molto meno numerosi rispetto a quelli in uscita. (sg)