Luca Salvetti, sindaco di Livorno.
Luca Salvetti, 57 anni, è stato riconfermato sindaco di Livorno per il centrosinistra al primo turno con il 52% delle preferenze. Si è rituffato da subito nelle questioni più calde della sua città e abbiamo voluto parlare con lui circa la situazione economica di Livorno e le sue prospettive. Il secondo mandato del riconfermato sindaco sarà concentrato in gran parte su queste problematiche.
Quale ritiene sia la situazione economica del suo territorio?
Il territorio livornese combatte dagli anni 90 con un processo di pesante deindustrializzazione che ha portato alla decisione di inserire l’area tra quelle di crisi complessa. In questi ultimi 5 anni e soprattutto nell’immediato post pandemia abbiamo messo insieme dei segnali incoraggianti di ripresa con il +13% di esportazioni, il +2,5% di occupati e la diminuzione costante del tasso di disoccupazione fino al 4,7 attuale. Il porto continua ad essere il motore dell’economia, l’industria ha tenuto sia come produzione che come livelli occupazionali mentre ci sono stati segnali di grande crescita nel settore del turismo.
Quali criticità ha potuto toccare con mano?
Inanzitutto la carenza di aree di nuovo insediamento produttivo. Con gli strumenti urbanistici abbiamo cercato di dare risposte più incisive mentre serve assolutamente che il Governo dia segnali sulle bonifiche e il recupero di aree al momento non disponibili. L’altra criticità è rappresentata dalla crisi del settore automotive che nell’area livornese ha molte realtà di rilievo che sono in mano a multinazionali le cui scelte rischiano di dover fronteggiare pericolose idee di delocalizzazione.
Quali sono in questo senso le priorità del suo mandato?
Difendere gli attuali assetti produttivi è importante ma non è sufficiente. È necessario aprirsi a nuove opportunità di investimenti e forme di impresa sostenibili e mettere al centro la qualità del lavoro. Seguiremo la strada intrapresa con il Piano Strutturale e il Piano Operativo Comunale per individuare aree industriali sulle quali, in sinergia con i soggetti privati, promuovere il nostro territorio provando a individuare e coinvolgere nuovi settori produttivi. Il nostro riferimento è un nuovo modello legato all’economia del mare, alla conversione ecologica, alla sostenibilità e all’innovazione, una prospettiva che può dare un contributo significativo anche alla qualificazione del mercato del lavoro, in termini di nuove competenze e professionalità, con l’obiettivo di coinvolgere su queste nuove prospettive anche il mondo della scuola e della formazione in genere. In questo modello, anche il commercio, parte importante della vita economica della città, rappresenta un settore produttivo trainante per l’economia cittadina e per la riqualificazione urbana.
Ha intenzione di attivare azioni con l’Europa per le questioni maggiormente a rischio?
I nostri primi riferimenti su tutte le principali partite sono la regione Toscana e il Governo nazionale, siamo però consapevoli che da Bruxelles possono arrivare opportunità concrete per risolvere le criticità ed avere nuove opportunità legislative e finanziarie. Sul fronte Pnrr Livorno ha fatto un grande lavoro e può contare su quasi 100 milioni di finanziamenti ottenuti dai bandi. Abbiamo poi intenzione di aprire un canale diretto con le strutture europee per lavorare sui fondi messi a disposizione sulle politiche giovanili e per lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
Quali investimenti prevede per ridare ossigeno al territorio?
Gli investimenti pubblici che fanno capo al comune sono quelli legati alle nuove assunzioni sia nella struttura comunale che nelle partecipate che nei precedenti cinque anni sono riusciti ad attivare quasi 1000 nuovi posti di lavoro. C’è poi il piano delle opere pubbliche che quota al momento attuale oltre 150 milioni di euro che sono una grande opportunità per le imprese in genere e per quelle del territorio in particolare. Questo quadro, unito ai fondi del Pnrr e a quelli stanziati per la realizzazione del nuovo ospedale e della Darsena Europa sfiorano il miliardo di euro.
Prevedono assessore a innovazione e semplificazione?
Si la delega c’è già da cinque anni ed è servita ad un lavoro di trasformazione e di semplificazione che è la vera chiave di volta per rimettere in moto tutta l’economia. Vogliamo che Livorno riscopra la sua carica innovativa e torni a essere una città proiettata in avanti. Una città che punta sulla creatività, sulla ricerca, sulla formazione e sui giovani. Una città che sa guardare oltre, ritrovando la sua vocazione di città aperta al mondo, a nuovi incontri, alle contaminazioni per intrecciare tradizione e futuro. Una città che sa sfruttare le possibilità offerte dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie, e che finalmente sa fare spazio ai giovani, ai loro bisogni e ai loro desideri, alle loro idee e ai loro progetti.
La burocrazia è un male antico, prevedete qualcosa per facilitare la vita alle imprese?
Noi stiamo utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione per facilitare le imprese e aiutarle nel loro percorso. Faccio un semplice esempio che riguarda i tempi di pagamento della pubblica amministrazione, abbiamo limato queste procedure e adesso siamo arrivati a pagare le aziende con tempi che variano tra i 10 e i venti giorni, se non è un record poco ci manca. Dobbiamo fare di più è meglio sugli iter che riguardano autorizzazioni e permessi, ma la strada è buona. Voglio però dire con fermezza che sul male antico della burocrazia deve essere il Governo a dare segnali chiari che al momento stento a vedere.
Come vede lo sviluppo del porto di Livorno. Qual è la sua idea?
Il fatto di avere un porto multipurpuse è stata per Livorno la ciambella di salvataggio in tanti momenti difficili, questa caratteristica ora più che mai visto che ci sono traffici nuovi in continua crescita, potrà essere la chiave di volta per tornare a contare di più nel mediterraneo. I numeri parlano chiaro Livorno al di la delle carenze è un porto considerato ancora strategico e gli investimenti giunti da soggetti esterni lo confermano. La realizzazione della Darsena Europa è la condizione imprescindibile per il rilancio dello scalo. Serve poi l’applicazione seria del piano regolatore, regole ben definite su concessioni e lavoro portuale, conclusione dei lavori sulle infrastrutture di collegamenti viario e ferroviario al corridoio logistico che ci collega alla pianura padana e al centro Europa. Occorre poi puntare all’aumento del traffico crocieristico con particolare attenzione alle crociere di testa che sono quelle che portano maggiori benefici alla città.
Silvia Gigli