Il rendering del restyling dello stadio di Firenze
Non c’è solo l’Unione europea, che ha contestato una parte dei finanziamenti Pnrr diretti al restyling dello stadio fiorentino “Artemio Franchi”, a rendere complicato il cammino dell’operazione decisa dalla Giunta Nardella. Anche la gara d’appalto integrato (progettazione esecutiva e esecuzione dei lavori) da 170,5 milioni di euro, bandita dal Comune di Firenze nel dicembre 2022 (per rispettare le scadenze previste dal Pnrr) con procedura ristretta, sta andando a rilento, col rischio sempre più concreto di non riuscire ad avviare i lavori entro il 2023 – come impone il Pnrr – per finirli entro il 2026.
Le lettere d’invito a presentare le offerte non sono ancora partite (la scadenza era il 31 marzo)
Dopo il posticipo di due settimane della scadenza per presentare la domanda di partecipazione alla gara (dal 30 gennaio 2023 al 14 febbraio 2023), che ha prodotto a cascata il posticipo della data in cui il Comune stimava di spedire alle aziende in possesso dei requisiti previsti nel bando l’invito a presentare le offerte (dal 16 marzo è passata al 31 marzo), Palazzo Vecchio si è preso ancora qualche giorno di tempo per adempiere. A oggi, 11 aprile, nessuna lettera d’invito è stata spedita. Sembra che il responsabile del procedimento, il direttore generale del Comune Giacomo Parenti, abbia richiesto ulteriori verifiche documentali, determinando l’allungamento dei tempi. Secondo quanto previsto, le aziende ammesse alla gara dovrebbero avere (solo) 30 giorni di tempo per presentare l’offerta e l’aggiudicazione dovrebbe avvenire, col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, entro il 30 giugno 2023.
Il Dl sulla nuova governance del Pnrr da domani in aula al Senato
Le scadenze – ormai è chiaro – s’intrecciano con le decisioni di Bruxelles e con le indicazioni che arriveranno dal Governo italiano. Da domani, 12 aprile, sarà all’esame dell’aula del Senato il decreto legge sulla velocizzazione delle procedure per dare attuazione al Pnrr (il testo dovrà poi passare alla Camera per il via libera definitivo entro il 25 aprile, per evitare la decadenza), che rischia di incappare nell’ingorgo parlamentare causato dagli otto decreti legge che attendono la conversione in legge.
Il Dl sul Pnrr prevede una nuova governance – la regìa del piano viene spostata sotto la Presidenza del Consiglio, con una struttura nuova che ingloba quella del Mef – e una serie di semplificazioni che dovrebbero consentire di assegnare gli appalti più in fretta (anche sulla base del progetto di fattibilità tecnica e economica), commissariare subito i Comuni-lumaca, bypassare la burocrazia delle Sovrintendenze dei beni culturali, semplificare le procedure per l’installazione di energie rinnovabili. L’obiettivo è anche quello di coordinare i fondi di coesione (la cui spesa finora è andata a rilento: su 116 miliardi della programmazione 2014-2020, gli impegni sono stati 67 miliardi e i pagamenti 36 miliardi) con i fondi del Pnrr. Entro il 30 aprile dovrà essere consegnata a Bruxelles la nuova strategia, tra cui la revisione del Pnrr.
Parte dei fondi per lo stadio sono destinati alla rigenerazione di quartieri degradati
A quel punto si saprà anche il destino dello stadio di Firenze, finanziato con 95 milioni di fondi Pnrr del ministero della Cultura (lo stadio Franchi, costruito negli anni Trenta su progetto di Pier Luigi Nervi, è considerato una delle più importanti opere di architettura del Novecento) e con 55 milioni di fondi Pnrr del ministero dell’Interno nell’ambito dei Piani integrati urbani (Piu), destinati a rigenerare quartieri degradati. La contestazione europea è su questo secondo capitolo di spesa: Campo di Marte, dove sorge lo stadio, non è un quartiere degradato, anche se Comune di Firenze e Regione Toscana stanno provando a sostenere che il degrado si creerebbe se lo stadio venisse spostato altrove. La Commissione Ue ha spiegato che la contestazione è arrivata solo adesso perché la terza tranche di pagamento dei fondi Pnrr all’Italia, pari a 19 miliardi di euro, includeva una “milestone” relativa ai progetti di rigenerazione urbana: i controlli hanno portato alla luce l’uso distorto dei fondi, secondo l’Ue. E ora il pasticcio dovrà essere risolto.
Silvia Pieraccini