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19 settembre 2024

Firenze, il motore produttivo della moda rallenta (e l’export frena)

Nel primo semestre del 2024 flussi in uscita per 3,9 miliardi, contro i 4,7 miliardi di metà 2023. La pelletteria soffre di più.

Leonardo Testai
Lavoro in pelletteria

Lavoro in pelletteria

Si riduce l’entità dell’export del sistema moda dall’area metropolitana di Firenze, come in tutta la Toscana: nella prima metà del 2024, secondo l’ultimo report dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Firenze, il totale dei flussi si è attestato a 3,9 miliardi di euro, contro i 4,7 miliardi di un anno fa e i 4,5 miliardi del 2019. La frenata è stata particolarmente brusca per la pelletteria: 2,5 miliardi l’export a giugno scorso, rispetto ai 3,2 miliardi del 2023 e del 2019. Risultano in contrazione anche le importazioni: 726 milioni quest’anno, 916 milioni nel 2023, 889 milioni nel 2019.

Il trend demografico delle imprese del sistema moda, a Firenze, risulta peggiore rispetto alla media degli altri settori, con un -2,5% negli ultimi cinque anni, e picchi negativi per calzature (-17% rispetto al 2019) e tessile (-16%). Un quadro preoccupante per un comparto che esprime più del 9% delle 116mila imprese complessivamente attive nell’area fiorentina, il 40% dell’export totale metropolitano, il 24% degli addetti della moda a livello nazionale e 15,1 miliardi di ricavi.

“E’ una fase di passaggio molto delicata, serve aiuto”

“Catene del valore più corte e reshoring – afferma l’Ufficio studi – sono i fenomeni che maggiormente impattano sul comparto. In particolare, le grandi imprese stanno riorganizzando il modello produttivo, semplificando i rapporti con il sistema locale e puntando a creare una cultura maggiormente orientata all’innovazione e alla tutela dell’ambiente”.

Per il sistema pelle fiorentino in particolare le cessazioni d’impresa sono sì aumentate, secondo l’Ufficio studi, “ma rientrano in un processo di razionalizzazione amministrativo/congiunturale che va avanti ormai dalla seconda metà del 2017 e quindi potrebbe essere fuorviante concentrarsi esclusivamente sul declino del tasso di sviluppo imprenditoriale, ormai negativo da circa sette anni, con contrazioni più intense raggiunte nel 2021. Potrebbe esserci un rischio di tenuta occupazionale (è aumentata la domanda di cassa integrazione insieme ai fondi Fsba) anche se la difficoltà di reperimento rimane alta nel sistema pelle e soprattutto per la manodopera specializzata, influendo sul labor hoarding che a sua volta inizia a pesare sui bilanci delle imprese, in assenza di una chiara ripartenza della domanda”.

Secondo Massimo Manetti, presidente della Camera di commercio di Firenze, questa “è una fase di passaggio molto delicata, che nel nostro territorio coinvolge oltre 11mila imprese e circa 50mila addetti. Siamo impegnati ad aiutare gli imprenditori con tutti gli strumenti a disposizione, ma la difficoltà del momento richiede uno sforzo straordinario anche da parte del Governo nazionale e della Regione, perché solo scelte mirate di politica industriale potranno risultare efficaci nel medio-lungo periodo”.

Confindustria Toscana Nord aspetta la Cig per i piccoli

Le prime risposte del Governo al tavolo moda, tuttavia, non entusiasmano il sistema delle imprese in Toscana, da Firenze a Prato, anche se viene accolta positivamente l’apertura, alla riunione di ieri al ministero del Lavoro, a nuovi ammortizzatori sociali per le piccole aziende. “Un segnale positivo di apertura verso le richieste di Prato, anche se per ora a livello essenzialmente interlocutorio”, commenta la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli.

“Gli ammortizzatori sociali per le piccole aziende – sostiene Romagnoli – sono uno strumento fondamentale non solo per le loro finalità dirette di sostegno ai lavoratori, ma anche come garanzia di conservazione di competenze e di risorse umane all’interno di una filiera che ora sta soffrendo, ma che sarà essenziale quando questo momento difficile sarà passato”. Bene quindi che si attivi la Cig in deroga, aggiunge la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, “e che lo si faccia garantendone l’estensione anche a chi, avendone già fruito, sulla base delle regole attuali non potrebbe più esservi ammesso: i ‘contatori’ a scalare vanno azzerati, in questa circostanza eccezionale”.

Tuttavia, ricorda Romagnoli, il distretto pratese chiede anche “moratorie fiscali e creditizie, agevolazioni per gli investimenti volti a rafforzare le posizioni di mercato, la competitività e l’efficienza aziendale (soprattutto in marketing, digitalizzazione, sostenibilità ambientale incluso il riciclo, aggregazioni di imprese), finanziamenti a tasso zero o almeno calmierato sono fra le richieste contenute nella piattaforma, assieme all’indicazione che questi sostegni non vadano a penalizzare il rating creditizio aziendale”. E l’ipotesi di sanare la controversia con le aziende sul credito di imposta per ricerca e sviluppo, solo per il 50% degli importi, avverte Romagnoli, “non è sufficiente”.

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Leonardo Testai

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