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Finanza

19 marzo 2022

Fidi Toscana, la Regione cerca un nuovo socio privato

Tramonta l’ipotesi in house: il nuovo percorso è stato presentato ai soci, presto l’incontro coi sindacati.

Leonardo Testai
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La Regione Toscana sta cercando un nuovo partner industriale per Fidi Toscana, un socio privato che rilanci l’attvità della finanziaria di cui la Regione rimarrebbe azionista di riferimento. E’ questa la strada scelta da Palazzo Strozzi Sacrati, che ha cullato a lungo l’ipotesi di riportare in house la società. Un’idea lanciata dal governatore Eugenio Giani nella campagna elettorale 2020, ma che si scontra con i costi eccessivi per l’operazione, secondo quanto calcolato dall’advisor (Prometeia) incaricato dalla stessa Regione.

La decisione della Giunta regionale, con l’assessore all’economia Leonardo Marras che si occupa in prima persona del dossier, è stata presa nella riunione del 7 marzo, ed è stata illustrata ai soci nei giorni scorsi. Oggi i principali soci privati di Fidi Toscana sono Banca Mps (27,46% del capitale), Intesa Sanpaolo (11,02%), Bnl (3,92%). Altri azionisti hanno quote minori: si tratta principalmente di banche e finanziarie, ma fra loro vi sono anche l’Unione dei Comuni del Valdarno e Valdisieve, l’Unione montana dei Comuni della Valtiberina toscana, e Confindustria Toscana.

Sviluppo Toscana sarà lo strumento pubblico principe

La strategia della Regione si muove si due binari. Da un lato, Sviluppo Toscana assumerebbe il ruolo di strumento in house per lo sviluppo, senza passare da una fusione con Fidi. Dall’altro, si cerca un socio industriale per rilanciare Fidi sul mercato, e ridefinire la sua mission, nell’ottica del supporto allo sviluppo economico del territorio. Esaurito infatti il tradizionale business delle garanzie, con il decreto Crescita che abrogò la legge Bassanini e i suoi indirizzi liberalizzando il settore, rimarrebbe oggi solo l’attività di consulenza alle imprese e alcune attività legate ai fondi europei. Troppo poco per costituire una base stabile.

Gli ultimi anni sono stati dedicati soprattutto al risanamento del bilancio di Fidi Toscana. Col tandem costituito dal presidente Lorenzo Petretto e dal direttore generale Italo Romano, sono stati tagliati i costi del personale, e sono stati drasticamente ridotti gli Npl. Il Cet 1 capital ratio, il Tier 1 capital ratio ed il Total capital ratio a fine 2020 sono risultati pari al 34,12%, contro il 26,01% di fine 2019, su un patrimonio netto di 110,5 milioni di euro.

Ma la difficoltà nel ridefinire la mission societaria non rende semplice a prima vista la ricerca di un partner privato di peso per la finanziaria. Ragione per cui l’opzione di riportare tutto nel perimetro pubblico – che ancora un mese fa era all’attenzione della Presidenza regionale – potrebbe tornare di moda, laddove questa ricerca fallisse.

Sindacati pronti a manifestare

La Regione, inoltre, dovrà ora affrontare il giudizio probabilmente critico dei sindacati, che Marras ha convocato per il 23 marzo. Fisac Cgil, Unisin e Rsa hanno indetto da tempo lo stato di agitazione per la situazione di stallo vissuta dalla finanziaria, e per l’assenza di dialogo da parte di Palazzo Strozzi Sacrati. Il timore della Fisac-Cgil è che la scelta di un socio privato forte preluda, di fatto, a una “privatizzazione” di Fidi Toscana. “Che la Regione rimanga dentro è positivo – sostiene il segretario generale del sindacato in Toscana, Daniele Quiriconi – ma se dai Fidi a un operatore privato, quello cercherà di stare sul mercato, vendendo prodotti finanziari come fanno altri soggetti. E allora dove va a finire il ruolo del pubblico?”.

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Leonardo Testai

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