Diana Studio, brand pratese specializzato in maglieria basica, con un fatturato di 10 milioni di euro, ha attuato un progetto di globalizzazione sostenibile in un paese del sud est asiatico credendo nel valore sociale ed etico della manodopera e combattendo lo sfruttamento di quei paesi con un modello di business positivo. L’azienda, nata nel 2023, è l’evoluzione della storica Diana, specializzata nella maglieria da più di 50 anni. Da qui deriva uno studio meticoloso e una ricerca attenta dei fitting, dei lavaggi e dei processi di resa dei capi per ottenere un prodotto curato e realizzato con filati 100% italiani. Lo sviluppo del filato, le macchine all’avanguardia nella tecnologia della maglieria e la confezione hanno come unico scopo quello di valorizzare lo studio e la conoscenza nel campo della maglieria italiana nel mondo: coniugando la moda a un nuovo concetto di sostenibilità etica.
Obiettivo: valorizzare la manodopera
Diana Studio si impegna a produrre capi di qualità valorizzando la manodopera, tracciando in maniera trasparente il processo produttivo e gli attori coinvolti nella filiera. La collezione è composta da una linea di 12 capi basici continuativi, arricchiti da una proposta fantasia che varia per ogni stagione. La società produce in diversi paesi del mondo ma in Bangladesh ha deciso di coinvolgere un gruppo di lavoratori locali, puntando su una costante formazione e condivisione del know how tecnico: lavorando a stretto contatto con il team tecnico ed esperto di Diana, assorbono la cultura di un prodotto realizzato con materie italiane.
In Italia le prime prove sul capo per lavaggio e resa
In Italia avviene la prima prova del capo con processi di lavaggio e resa e poi, se il capo supera la prova, viene trasferito in Bangladesh: qui c’è un gruppo di 10 lavoratori locali che sono affiancati dai tecnici di Diana Studio che trasferiscono così il loro know how insegnando le tecniche di lavorazione della lana, pagando anche i costi di trasporto dei materiali che sono filati di origine 100% italiana che i lavoratori locali non conoscono: l’insegnamento di queste tecniche diventa così imprescindibile. Di solito le magliette prodotte in Bangladesh vengono vendute a 5/7 dollari, i capi prodotti da Diana invece sono venduti a 20 dollari considerando che nel prezzo c’è sia la materia prima sia il costo di lavorazione. Rispetto comunque al prezzo medio, il capo di Diana è 3 volte più costoso.
In Bangladesh Diana paga il 40% in più della media locale
Infatti i salari sono dal 30% al 40% maggiori del minimo salariale previsto localmente. Questo è possibile grazie a un prodotto di maggiore valore, che richiede un personale specializzato. E’ un nuovo approccio produttivo che potrebbe cambiare l’asset del Paese, sfruttato principalmente per produzioni di grandi volumi a basso costo. La mission di Diana Studio è quella di realizzare capi eccellenti in un ambiente pulito e illuminato in grado di dare il giusto valore alle persone e all’artigianalità della produzione di maglieria selezionando partner produttivi dove l’umanità e la dignità sono più importanti della produttività. C’è il desiderio di una globalizzazione più sostenibile nel settore dell’abbigliamento ed un ruolo nel potenziamento dell’artigianato grazie alla condivisione di nuove tecniche di lavoro della maglieria con una trasmissione e una formazione costante.
Costante tracciabilità del processo produttivo
“We made differently” è lo slogan di Diana Studio che vuole coniugare la moda a un nuovo concetto di sostenibilità etica, offrendo un modello positivo per la protezione dell’ambiente e sostenibilità per offrire un prodotto e un messaggio che mirino ad aumentare la consapevolezza dei consumatori. Dalla tessitura alla rimagliatura, passando per il finissaggio, tutto è permeato da valori di sostenibilità grazie ad una costante attività di tracciabilità del processo produttivo tramite la presenza di un reparto dedicato. La valorizzazione delle persone coinvolte nel processo della produzione si coniuga alla valorizzazione della maglieria come tradizione da condividere. Cura dei dettagli, unicità delle soluzioni ed elevata conoscenza tecnica del prodotto contraddistinguono il design italiano del brand, i cui capi si ispirano a modernità e praticità. La collezione è composta da una linea di 12 capi basici continuativi, arricchiti da una proposta fantasia che varia per ogni stagione.
“Non crediamo nelle produzioni di massa”
“Non crediamo nelle produzioni di massa in paesi dove non viene valorizzata la manodopera, piuttosto in persone che investono nel futuro del proprio paese, valorizzando la conoscenza, l’artigianalità e l’essere umano – sostiene Gianmarco Alessandrone, business development manager di Diana Studio -. Noi crediamo che sia fondamentale tracciare in maniera trasparente il processo produttivo e gli attori coinvolti nella filiera, soprattutto in un comparto come quello della moda che è altamente responsabile in termini di sfruttamento di lavoro e inquinamento. Abbiamo selezionato accuratamente i nostri fornitori produttivi, con attenzione alla salute e al benessere dei loro dipendenti e vogliamo condividere un messaggio di nuovo pregio della produzione di abbigliamento, preservando tutta la filiera dietro la creazione dei capi”. (sg)