Per il crollo nel cantiere del nuovo supermercato Esselunga di Firenze “le indagini si profilano complesse sotto molteplici profili”, e il procedimento per omicidio colposo plurimo e per crollo colposo è tuttora a carico di ignoti, ma “il dato molto empirico che ci siamo fatti da un primo sopralluogo è che vi fossero diverse criticità, che abbiamo constatato nel momento in cui ci siamo portati nel cantiere”. Questo, in sintesi, il messaggio comunicato da Filippo Spiezia, procuratore capo di Firenze, tre giorni dopo il grave incidente costato la vita a cinque operai, vicenda di cui si sta occupando in prima persona lo stesso Spiezia insieme ai pm Alessandra Falcone e Francesco Sottosanti.
Da una prima ricostruzione della dinamica del crollo “è risultato che nella parte di cantiere interessata dal crollo erano presenti otto lavoratori, operanti per tre imprese diverse”, ha spiegato il procuratore capo di Firenze, confermando le ipotesi secondo cui l’incidente avrebbe coinvolto alcuni operai nordafricani senza permesso di soggiorno. Fra i cinque morti infatti, oltre all’italiano Luigi Coclite, figurano i marocchini Mohamed El Ferhane e Taofik Haidar, residenti da anni nel bresciano, ma anche Bouzekri Rahimi, marocchino di 56 anni, e Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, che da alcune settimane vivevano a casa di amici a Palazzolo sull’Oglio.
“Irregolari nel cantiere, contratti ancora da accertare”
“Risulta da prime verifiche compiute che per alcuni operai vi fosse una condizione di irregolarità circa la loro presenza sul territorio nazionale”, ha detto Spiezia, precisando che in questo caso gli accertamenti “si sono limitati a un dato di mera corrispondenza tra la posizione di queste persone e il rispetto delle norme sull’ingresso nel territorio nazionale”. Detto questo, ha sottolineato il magistrato, “diverso è il discorso per quanto riguarda le posizioni contrattuali e quant’altro”, oggetto di successivi accertamenti.
“La nostra ultima verifica era stata condotta il 12 gennaio scorso e non aveva dato luogo a rilievi”, ha affermato Renzo Berti, direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl Toscana Centro, spiegando che “ce ne erano state altre precedenti” perché “questa è classificata come una grande opera perché ha un volume economico importante. In questi casi c’è un monitoraggio molto frequente”. Secondo quanto emerso in giornata, la prossima verifica dell’Asl al cantiere di Firenze sarebbe stata in programma a marzo: al momento l’Azienda sta sentendo sia persone coinvolte nel crollo, sia “quelle che hanno delle responsabilità nella catena dei lavori”, ha precisato Berti.
Ingegneri e architetti contro il subappalto
“Una delle concause di tragedie come quella di Firenze può essere individuata nell’uso eccessivo del subappalto”, ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Angelo Domenico Perrini, precisando che “non ci si riferisce al subappalto in generale, ma al cosiddetto subappalto a catena, per cui l’ultimo subappaltatore è costretto a lavorare a condizioni economiche molto basse e con tempi strettissimi e spesso non ha la possibilità di verificare adeguatamente il piano di sicurezza e le modalità di intervento”. Quindi, secondo Perrini, “se limitassimo il ricorso al subappalto certamente la gestione della sicurezza diventerebbe più semplice”, ma in generale “per ridurre i rischi è necessario che ci sia una buona organizzazione della sicurezza sul luogo di lavoro: ognuno deve sapere come e quando intervenire”.
Allo stesso modo, sottolinea la Federazione architetti Toscani commentando il crollo di Firenze, “è fondamentale promuovere in ogni sede il rispetto delle regole esistenti”, tenendo a mente che “la ricerca della massima economia nel processo edilizio, attraverso l’assegnazione di appalti al massimo ribasso, la contrazione dei tempi di esecuzione ed il ricorso indiscriminato al subappalto, non solo non rende più efficiente il procedere dell’opera, ma aumenta in maniera esponenziale i rischi per la sicurezza dei lavoratori”. (lt)