Si scrive “conciliazione vita-lavoro”, in Toscana e nel resto d’Italia, per il benessere dei lavoratori ma si legge anche “più competitività per le imprese”. E’ il binomio su cui si fonda il progetto ‘Vita Lavoro Toscana’, nato con il sostegno della Regione Toscana e la collaborazione di sindacati e associazioni di categoria, e finanziato a valere sul programma regionale Fse+ 2021-2027. La tappa di Firenze del ciclo di incontri, con le testimonianze delle aziende, e i laboratori a carattere sperimentale per mettere a confronto le imprese sulle buone pratiche e le problematiche, è stata una nuova occasione per fare il punto sul tema.
Tutte le misure finanziabili col bando regionale
Al centro degli incontri ci sono le opportunità offerte dal bando regionale da 7,5 milioni di euro presentato nel febbraio scorso, che finanzia fino a un massimo di 25mila euro ad azienda – e dunque può finanziare almeno 300 imprese sul territorio della Toscana, per introdurre la conciliazione vita-lavoro. La priorità è la flessibilità oraria e organizzativa: quindi si vogliono promuovere misure come congedi parentali aggiuntivi, permessi aggiuntivi e retribuiti, lo smart working, la settimana di lavoro corta, la banca ore, la flessibilità in entrata e in uscita. Ma sarà premiata anche la personalizzazione del servizio, la creatività delle Pmi a sostegno dei propri lavoratori.
“Quello che il progetto aggiunge alla flessibilità oraria – spiega Francesca Giovani, direttrice dell’area Istruzione, formazione, ricerca e lavoro della Regione Toscana – sono le misure di welfare aziendale per la conciliazione, nella forma di servizi per l’educazione e l’istruzione dei figli, che sono fondamentali. Ad esempio, ora siamo in estate, e le famiglie hanno dei costi aggiuntivi importanti per sostenere i propri figli: quindi servizi pre e post scuola, centri estivi, baby sitting, ludoteche. Ma anche servizi per familiari anziani o non autosufficienti come centri diurni per anziani, assistenza a domicilio, servizi socioassistenziali; servizi a supporto dell’organizzazione familiare come gli sportelli in azienda per supporto alla genitorialità, il disbrigo delle pratiche amministrative, la spesa pronta con consegna in azienda, servizi di lavanderia, stireria, sartoria, servizi di pulizia”.
Con la conciliazione si amplia la platea di lavoratori
Facilitare l’ingresso (o la permanenza) nel mercato del lavoro è considerato importante in prospettiva: con l’attuale trend demografico, come evidenziato nell’ultimo rapporto Irpet, la quota di popolazione in età lavorativa si ridurrà fino a livelli preoccupanti per la capacità di soddisfare la domanda di lavoro. “La Toscana è una regione che invecchia, più del resto del Paese”, sottolinea Stefano Casini Benvenuti, ex direttore dell’Irpet, “e quindi mancherà una quantità rilevante di lavoratori nei prossimi anni, e mancherà a livello territoriale, perché in Toscana la domanda è frammentata, quindi ci sono alcuni territori a cui mancherà il lavoro”.
Per l’economista “l’immigrazione è senza dubbio un modo per risolvere questo problema, ma un modo è anche quello di aumentare il tasso di occupazione delle persone che ora hanno un tasso di occupazione basso: penso all’occupazione femminile, ma non solo, perché la differenza fra noi e i paesi europei più avanzati è anche nell’occupazione giovanile, ed è anche nel tasso di occupazione di persone più anziane. Questo è un tema sempre difficile da raccontare, perché le persone vogliono andare in pensione presto: ma non c’è dubbio che anche qui ci sia un problema perché l’età lavorativa si allungherà, e quindi c’è anche qui un problema di conciliazione, perché l’anziano ha esigenze di vita particolari”. Per cui, questo il succo del ragionamento, la conciliazione vita-lavoro è parte della risposta.
Le imprese dunque, sostiene Casini Benvenuti, “dovrebbero investire nel welfare perché ci sono alcune esigenze di conciliazione che non si riescono a affrontare su una scala molto ampia: non è che a livello nazionale con la spesa pubblica si possano categorizzare le esigenze di conciliazione vita-lavoro e trovare uno strumento valido per tutti”. E dovrebbero investire perché “è una misura fondamentale – ribadisce Giovani -, in questi giorni sono usciti gli studi di Oxford e Cambridge a tale proposito, e ci dicono che più il welfare aziendale è diffuso, più è diffuso il benessere organizzativo in azienda, più alta è la produttività, e quindi questo è un obiettivo non solo sociale, ma anche di produttività per le nostre aziende toscane”.
“Un salto culturale per l’azienda”
Fra le testimonianze delle imprese invitate all’incontro di Firenze in tema di conciliazione vita-lavoro, anche quella di Sodi Scientifica: “Abbiamo un accordo per il premio di risultato per tutti i collaboratori – ha spiegato l’amministratore delegato Paolo Sodi -, e dei piani di flexible benefits che possono essere scelti a piacere dal lavoratore su una piattaforma apposita, quindi ci sono convenzioni dei più vari generi che permettono al lavoratore di spendere con i noti benefici fiscali e contributivi questi premi di risultato, quindi non in denaro, ma in beni e servizi”.
Ma c’è di più: “Diamo pari opportunità a tutte le lavoratrici e lavoratori – ha affermato ancora Sodi -, e in particolare ultimamente abbiamo sviluppato un progetto per la certificazione della parità di genere. Abbiamo sviluppato una formazione interna innanzitutto, perché anche semplicemente l’utilizzo del linguaggio è importante per stabilire questa parità, e abbiamo sviluppato dei progetti che ci permettono di misurare le prestazioni aziendali con dei Kpi appositi che sono previsti dalla procedura che abbiamo instaurato per la parità di genere. Questo è stato un passo importante dal punto di vista anche e soprattutto culturale dell’azienda”.
Leonardo Testai