Il combinato disposto di inflazione, contratti collettivi fermi, tassi alti dei mutui, e rimodulazione del Reddito di cittadinanza – per molti, fine del sussidio – rischia di produrre anche in Toscana un effetto depressivo della domanda interna, proprio mentre le esportazioni tendono a rallentare il proprio ritmo. Questa l’analisi di Ires Toscana, che ha presentato un aggiornamento del proprio studio di ottobre 2022, in occasione della manifestazione indetta dalla Cgil regionale contro le scelte del governo, fra cui anche l’eliminazione del Rdc per migliaia di toscani.
Nei 18 mesi tra gennaio 2022 e giugno 2023, secondo Ires Toscana, un lavoratore dipendente ha perso in media 2.411 euro in termini di potere d’acquisto: l’inflazione, afferma lo studio, si sarebbe sostanzialmente “divorata” l’incremento della massa salariale complessiva, pari al 5,2% nel 2022 ed al 2% nella prima metà del 2023, determinando una perdita di potere d’acquisto pari a circa il 9% in 18 mesi. “Anche in presenza di un raffreddamento dell’inflazione – si legge -, che comunque in Toscana è di qualche punto più alta della media nazionale, si mantiene quell’asimmetricità che già lo scorso anno aveva falcidiato i redditi medio-bassi”.
Un quarto dei toscani fa fatica a pagare le rate
L’aumento dei tassi rende inoltre più difficile e costoso per le famiglie l’accesso al credito prima casa: secondo lo studio, ad agosto 2023 il tasso medio praticato dalle maggiori 15 banche presenti sul territorio regionale per un mutuo prima casa a 30 anni, con importo richiesto pari ad euro 200mila e Ltv pari all’80%, è pari al 3,95%. In 16 mesi l’incremento della rata media per le nuove erogazioni è pari a circa 260 euro mensili, ovvero 3.120 euro annui (+37,5%). Un’indagine avviata da Federconsumatori e Ires Toscana conferma l’aumento delle difficoltà delle famiglie a onorare i propri debiti: due terzi dei rispondenti teme di avere qualche o molte difficoltà nel ripagare gli impegni assunti nei prossimi anni, il 24% ha avuto difficoltà a pagare le rate, e per un altro 12% le difficoltà sono diventate croniche.
“E’ davvero un ulteriore dramma in questa fase – sostiene Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana – perché nel momento in cui rallentano le esportazioni anche in Toscana, pur mantenendo una loro importanza e solidità, noi dovremmo pensare a costruire un mercato interno, quindi sostenere la domanda interna: ma tu la domanda interna la sostieni se dai più reddito disponibile ai redditi più bassi, perché chi ha i redditi più alti non consuma ciascuno per cento persone. Bisogna dare reddito a quella grande base che vive questa situazione di disagio perché possa consumare. Sostenere il mercato interno significa sostenere anche la produzione interna, e quindi significa determinare quel meccanismo anticiclico che attualmente è indispensabile”.
“C’è il rischio di una Toscana a tre velocità”
Una flessione della domanda interna può allargare il gap fra le imprese capaci di sfruttare le opportunità – dalla presenza sui mercati emergenti all’innovazione tecnologica – e quelle che invece sono in difficoltà ardue da superare. “La Toscana è già a due velocità – spiega Francese -, sia dal punto di vista settoriale che geografico. Le aree della Toscana non sono tutte uguali. Il rischio è che ora si vada a tre velocità, e che la parte meno solida della seconda velocità vada a finire in una terza velocità, il che significa alla fine creare un problema anche di concorrenza al sistema delle imprese, perché nel momento in cui un pezzo delle imprese non ha più le condizioni di competitività sul mercato, va a finire nel grigio e nel nero”.
Leonardo Testai