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Territorio

21 giugno 2023

Case Green, la Toscana è in ritardo (ma ci sono le eccezioni)

Due terzi degli immobili sono ancora in classe G, ma la direttiva non si applicherà agli edifici vincolati dai Beni culturali.

Leonardo Testai
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Il patrimonio edilizio abitativo in Toscana è ancora in ritardo – così come accade nel resto d’Italia – sugli indirizzi della direttiva europea sulle Case Green, in base alla quale tutte le case e gli appartamenti sul territorio Ue dovranno raggiungere entro il 2030 la classe energetica E, per poi progredire entro il 2033 alla classe D. Secondo la più recente stima dell’ufficio studi di Gabetti, in Toscana il 65% di un campione di tremila unità immobiliari esaminato risulta in classe energetica G e il 13% in classe F. Ma la direttiva, emendata dal Parlamento europeo, e presto oggetto del negoziato finale tra Consiglio Ue ed esecutivo europeo prima di tornare in plenaria, consente anche esenzioni che si annunciano rilevanti soprattutto per la Toscana.

Esenzione per gli immobili vincolati

Sono infatti esonerate dall’obbligo di ristrutturazione in chiave green alcune tipologie di case e immobili, tra cui le abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri, le seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno, gli edifici ricadenti nei centri storici e quelli comunque vincolati dai Beni culturali – dei quali c’è abbondanza in Toscana, oltre agli edifici di culto, e quelli e destinati a scopi di difesa nazionale. Gli stati membri potranno inoltre prevedere uteriori deroghe per siti industriali e fabbricati agricoli. Le prime stime indicano che circa 4 milioni di edifici in tutta Italia non avranno conseguenze dall’approvazione della delibera sulle Case Green.

“Abbiamo rimarcato la necessità di essere flessibili perché le realtà nazionali sono diverse”, ha affermato giorni fa il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in occasione della conferenza internazionale sull’efficienza energetica di Versailles. “Uno degli esempi – ha detto – è quello degli edifici. Noi abbiamo 11 milioni di edifici che devono essere riqualificati e questo va fatto con gradualità e con un percorso nazionale che non può essere identico per tutti i Paesi”.

In base allo studio di Gabetti, a livello provinciale Pisa è l’area dove si concentra il maggior numero di edifici costruiti dopo il 2000 (28%), seguita da Arezzo (25%) e Grosseto (22%). La provincia di Firenze risulta invece essere quella con la percentuale di edifici più vecchi (il 68% risale a un’epoca precedente al 1970), seguita da Massa Carrara (64%) e Livorno (62%). Di contro, Prato è l’area a vantare il numero maggiore di immobili in classe A (A, A+, A1, A2, A3 e A4) con l’11%, seguita da Pisa (9%).

Quasi 9 su 10 col riscaldamento a gas

A livello strutturale, la tipologia prevalente degli immobili è in cemento armato (53,2%), seguiti da quelli in muratura (31,7%), soprattutto negli edifici storici. A livello regionale, guardando alla tipologia di impianto di riscaldamento, il combustibile di gran lunga prevalente impiegato negli impianti termici centralizzati è il gas metano (circa l’88% delle unità). I pannelli solari e gli impianti fotovoltaici sono ancora poco diffusi: a livello regionale, solo il 3% degli edifici del campione di analisi ha i pannelli solari mentre scende al 2% la quota degli edifici che presentano impianti fotovoltaici.

“La Toscana ha di fronte a sé un compito complesso – afferma Nicola Arcaini, responsabile Loan Services di Abaco Team -, dovendo contemperare esigenze anche molto differenti: le città d’arte dovranno affrontare un percorso assai differente da città a vocazione più produttiva, come ad esempio Livorno. Ci aspettiamo infatti che ogni comunità locale sappia valorizzare il proprio territorio con le sue diverse specificità ed esigenze. La Toscana ha, da tempo, dimostrato la propria capacità di capitalizzare le proprie risorse, sia quelle legate alla natura e all’arte, sia quelle di una realtà produttiva attiva e di qualità”.

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Leonardo Testai

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