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Industria

20 novembre 2024

Beko vuole chiudere entro fine 2025: 290 esuberi a Siena, quasi duemila in Italia

Il Mimit annuncia di voler ricorrere al Golden power: “Il piano non si può accettare”, dice la sottosegretaria Bergamotto.

Leonardo Testai

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Chiusura entro la fine del 2025 dello stabilimento Beko Europe di Siena, con 290 esuberi, ma anche dello stabilimento di Comunanza (Ascoli Piceno) e della linea del freddo a Cassinetta di Biandronno (Varese), per un totale di 1.935 esuberi complessivi. Questo prevede il piano industriale della multinazionale del bianco per l’Italia, presentato al tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy – sospeso, e aggiornato al 10 dicembre – con la partecipazione delle rappresentanze sindacali.

L’annuncio di Beko al tavolo conferma le ipotesi formulate dopo l’incontro del 7 novembre: di fatto, la chiusura dell’intero business della refrigerazione (Cassinetta, Siena) e del lavaggio (Comunanza) da parte di Beko, meno di due anni dopo averli – di fatto – rilevati da Whirlpool con una joint-venture controllata al 75% dall’azienda turca.

Il Mimit si oppone al piano di Beko Europe

“Non condividiamo e non possiamo accettare il piano presentato oggi dai vertici di Beko Europe, faremo rispettare la Golden power, che per noi significa tutelare l’occupazione”, ha ribattuto a caldo la sottosegretaria Fausta Bergamotto, dopo la presentazione del piano dell’azienda. “Non accetteremo conclusioni che non siano condivise” con i sindacati”, ha detto, aggiungendo che “eserciteremo ogni tipo di azione possibile affinché la proprietà cambi strategia e, se necessario, ricorreremo anche all’azionista di riferimento” per “chiedere il rispetto degli interessi del nostro Paese”.

“Siamo con il Governo nell’agire la golden power – ha affermato a sua volta Valerio Fabiani, consigliere per lavoro e crisi aziendali del presidente della Regione Toscana – per scongiurare questi esiti e anzi per mettere in campo una proposta di rilancio dei siti ex Whirpool, a cominciare dallo stabilimento di viale Toselli a Siena. Come Regione confermiamo il piano sulla formazione e la disponibilità a ragionare di un progetto senza licenziamenti e di rilancio del sito”.

I sindacati proclamano lo stato di agitazione

Le organizzazioni sindacali, che parlano di “piano industriale brutale”, hanno annunciato da domani in tutti gli stabilimenti la proclamazione dello stato di agitazione, con forme di mobilitazione da decidersi a livello territoriale. “Il Governo deve esercitare subito quella Golden power – affermano Fim, Fiom, Uilm e Uglm nazionali – che nei mesi scorsi si è vantato di avere inserito a protezione dei lavoratori nella fase di cessione di Whirlpool Emea a Beko e che non si comprende bene che funzione abbia in termini di deterrenza contro i licenziamenti. Ora è il momento di passare ai fatti, per scongiurare un piano socialmente brutale e il tentativo di saccheggio industriale operato da Beko”.

Nell’incontro del 7 novembre i rappresentanti di Beko Europe avevano annunciato una valutazione da effettuare sul settore del freddo e del lavaggio “per evitare altre perdite di cassa”. Oggi lo stabilimento di Siena, dove si producono congelatori, opera al 30% del suo potenziale produttivo: da tempo i dipendenti sono in regime di Cassa integrazione ordinaria. La fabbrica è attiva dagli anni ’60, e ha attraversato diverse proprietà (Ignis, Philips, Whirlpool) nella sua storia: è l’ultima fabbrica di grandi elettrodomestici ancora aperta in Toscana, dopo la chiusura nel 2008 della Electrolux (ex Zanussi) di Scandicci.

Il sindaco invoca la reindustrializzazione del sito

“La decisione di Beko Europe è inaccettabile”, attacca Nicoletta Fabio, sindaco di Siena, secondo cui l’annuncio dell’azienda “pone fine a un teatrino di decenni, con marchi che non hanno mai creduto fino in fondo al rilancio di questa realtà, evidenziandone soltanto le criticità, anche da un punto di vista urbanistico, che pure permangono. Per questo è necessario adesso trovare soluzioni che lo rendano attrattivo e che generino investimenti tali da garantire lavoro e dignità”.

Per Fabio “è giunto il momento di inchiodare Beko alle sue responsabilità: non è possibile accettare la chiusura senza che la stessa azienda sia coinvolta in prima persona in un processo di reindustrializzazione, teso a riassorbire la totalità del personale. A fronte di questo impegno, sono certa che tutte le istituzioni lavoreranno in sinergia per raggiungere l’obiettivo, anche nel rispetto delle tante storie personali e di intere famiglie che hanno dedicato la loro vita alla crescita di uno stabilimento simbolo della città”.

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Leonardo Testai

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