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02 settembre 2024

Banca dati strutture ricettive, dalla Toscana la carica dei 53mila (e oltre)

Dagli hotel di lusso alle locazioni turistiche, la Regione sta completando il censimento per la Bdsr attiva dal 1 settembre.

Leonardo Testai
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Dall’hotel a 5 stelle fino al bed&breakfast più minimale, al momento sono oltre 53.000 le strutture ricettive toscane già censite, ma “il lavoro di completamento è tuttora in corso”. Così la Regione presenta il work in progress per la banca dati in grado di censire numeri e caratteristiche di tutte le strutture ricettive presenti in Toscana a qualunque tipologia appartengano. Dal 1 settembre la Banca Dati Strutture Ricettive (Bdsr) è entrata in funzione su scala nazionale, sia pur in forma sperimentale, con l’adesione delle ultime regioni ancora non comprese – fra cui la Toscana.

“Come Regione stiamo pienamente dentro al percorso nazionale”, affermano gli assessori regionali al turismo e ai sistemi informatici, Leonardo Marras e Stefano Ciuoffo, spiegando che gli uffici regionali dei settori turismo e sistemi informativi stanno lavorando al completamento della banca dati regionale. “In questa fase – spiegano – è fondamentale che i titolari delle strutture verifichino la correttezza delle informazioni attualmente inserite nella banca dati regionale delle strutture ed in particolare il codice fiscale”.

Come funziona il sistema dei Cin

La normativa nazionale prevede di attribuire a ciascuna struttura e locazione turistica un Cin, ovvero un codice identificativo nazionale che serve per la promozione e la pubblicità dell’offerta di ospitalità: la Bdsr è stata istituita con il decreto Crescita del 2019, mentre la disciplina del Cin è stabilita dal decreto Anticipi del 2023. I titolari delle strutture di qualunque tipologia sono tenuti ad richiedere il Cin ed esporlo all’esterno della struttura, nonché a indicarlo in ogni annuncio ovunque pubblicato o comunicato.

Sono tenuti a richiedere il Cin, in Toscana come altrove, i titolari o gestori di strutture turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere, secondo le normative regionali vigenti, i locatori di unità immobiliari destinate a locazione turistica, i locatori di immobili destinati a locazioni brevi. Infine, rientrano nell’obbligo tutte le unità immobiliari per locazioni brevi o finalità turistiche, indipendentemente dalla gestione (imprenditoriale o non), purché senza la fornitura di servizi aggiuntivi, salvo quelli essenziali come la biancheria o la pulizia dei locali. In pratica, tutte le unità immobiliari destinate alla locazione breve o per finalità turistiche.

Durante questa fase sperimentale non è obbligatorio esporre il Cin, né sono previste sanzioni. “La disciplina entrerà pienamente in vigore 60 giorni dopo la pubblicazione del relativo decreto sulla Gazzetta Ufficiale”, spiega il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa, Federico Pieragnoli, sottolineando che “una volta a regime gli immobili in locazione dovranno essere dotati anche di estintori, rilevatori di gas combustibili e di monossido di carbonio. Invitiamo quindi tutti i locatori a sfruttare la fase sperimentale per mettersi in regola e non farsi trovare impreparati tra qualche mese”.

Santanchè esulta: “Così arginiamo le irregolarità”

“E’ stato compiuto un grande lavoro di squadra per il quale ringrazio il Governo, le Regioni e il personale del ministero”, ha affermato nei giorni scorsi la ministra del Turismo Daniela Santanchè, secondo cui con la nuova normativa “poniamo un argine al contrasto delle forme di ospitalità irregolari, contribuendo a garantire un settore turistico più trasparente e disciplinato. E attraverso questo nuovo approccio integrato, generiamo ingenti benefici non solo negli ambiti della legalità, della trasparenza e della sicurezza, ma anche della qualità del servizio offerto ai turisti”. In particolare, sostiene Santanchè, in questo modo è possibile “regolamentare e non criminalizzare gli affitti brevi. Io non sono per i divieti assoluti, perché in molte aree italiane, dove scarseggiano gli alberghi, sono fondamentali per accogliere i turisti e favorire il decongestionamento dei flussi”.

Per Marras e Ciuoffo, tuttavia, si tratta in parte di un’occasione mancata. “Avremmo voluto – affermano – che la legge nazionale si fosse spinta oltre, garantendo maggiori poteri ai Comuni nel governo di questo settore. Questo risultato non si otterrà con l’attribuzione, seppur importante, di un codice identificativo. Riteniamo che sia un passo nella giusta direzione, ma avremmo voluto maggiore coraggio e determinazione per governare un ambito, quello del turismo, in costante e continua evoluzione”.

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Leonardo Testai

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