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14 novembre 2024

Autonomia differenziata, la Consulta boccia sette previsioni (e la Regione Toscana applaude)

La Corte Costituzionale restringe il campo della devoluzione: non materie ma funzioni. Concorrere agli obiettivi di finanza pubblica dev’essere un dovere.

Silvia Pieraccini

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La legge sull’autonomia differenziata è salva, ma alcune previsioni – tra cui la possibilità che alle Regioni siano trasferite materie o ambiti di materie (anziché specifiche funzioni legislative e amministrative) – sono incostituzionali secondo la Consulta, che si è espressa sui ricorsi presentati dalle Regioni Toscana, Puglia, Sardegna e Campania. La sentenza non è ancora stata depositata, è stato diffuso solo un comunicato.

Ridefinito il perimetro dei Lep

Oltre a restringere il campo della devoluzione, la Corte Costituzionale ha ridefinito il perimetro dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali (sanità, scuola, assistenza, trasporti), prevedendo che la delega legislativa per determinarli debba avere “idonei criteri direttivi” (altrimenti la decisione sostanziale sarebbe rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento); annullando la previsione che un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) determini l’aggiornamento dei Lep; annullando il ricorso alla procedura prevista dalla legge di bilancio per il 2023 per determinare i Lep con Dpcm fino all’entrata in vigore dei decreti legislativi.

Le Regioni ‘autonome’ devono concorrere agli obiettivi di finanza pubblica

Infine la sentenza della Consulta ha annullato la possibilità di modificare con decreto interministeriale le aliquote di compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito (altrimenti potrebbero essere premiate le regioni inefficienti); e ha censurata la facoltà per le Regioni destinatarie della devoluzione di concorrere agli obiettivi di finanza pubblica: ne deriverebbe – secondo la Consulta – un indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica, per assicurare i quali deve essere previsto l’obbligo di concorrere.

Il Parlamento dovrà colmare i vuoti che si sono creati

La Consulta ha precisato anche l’interpretazione di alcuni articoli e ha chiarito che “spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti”. Dunque il Parlamento dovrà tornare a legiferare, mentre il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, si mostra soddisfatto: “Accolte questioni da noi sollevate nei ricorsi, il regionalismo differenziato che la Costituzione prevede non è quello seguito dalla legge 86/2024”.

Autore:

Silvia Pieraccini

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