Una proposta operativa per rilanciare il complesso penitenziario Gozzini-Sollicciano di Firenze, gravemente degradato e sovraffollato, attraverso un partenariato pubblico-privato, con un investimento di 50 milioni di euro: è stata presentata al convegno ‘Ripensare il carcere a partire dagli spazi di detenzione’, promosso da Ance Toscana, dall’associazione Firenze Domani e dalla Fondazione per la Formazione Forense dell’Ordine degli Avvocati di Firenze. Sul piano operativo, il modello proposto punta non solo a mettere in sicurezza gli edifici, ma anche a garantire un impatto riabilitativo: attraverso la formazione e il lavoro interno, i detenuti diventerebbero parte attiva nella gestione del carcere-volano, contribuendo allo sforzo di rigenerazione. In questo senso, il progetto si allinea con obiettivi di legalità, inclusione e sviluppo sostenibile.
Un carcere temporaneo da 120 posti
L’idea, frutto di uno studio di prefattibilità elaborato da Finanza e Progetti insieme a Studio Zevi e Deloitte Financial Advisory Real Estate, prevede il recupero di un magazzino dismesso di 5.000 metri quadrati tra Sollicciano e Gozzini, trasformandolo in un ‘carcere-volano’ da 120 posti. La struttura dovrebbe ospitare detenuti temporaneamente durante la ristrutturazione degli istituti esistenti, permettendo di aumentare i posti regolamentari complessivi da 651 a 713 e di ridurre il tasso di sovraffollamento dal 151% al 91%. L’investimento previsto è di 50 milioni di euro in dieci anni, con autofinanziamento dei costi privati attraverso la gestione di servizi ‘no-core’ e l’impiego di detenuti formati nelle attività interne.
“E’ un modello innovativo fondato sulla missione riabilitativa che può essere applicato a tutti gli istituti che necessitino di interventi riqualificanti”, ha affermato Rossano Massai, presidente di Ance Toscana. Per il suo ruolo, il partenariato pubblico-privato viene posto come chiave per superare le difficoltà legate ai finanziamenti pubblici: “Il nostro impegno come Firenze Domani non è solo quello di immaginare soluzioni, ma di tradurle in progetti realizzabili, in opere compiute”, ha dichiarato Vincenzo Di Nardo, presidente di Firenze Domani e vicepresidente di Ance Toscana.
“Il Ppp è uno strumento che va sostenuto, ora il Pnrr si esaurisce”
Lo stesso Di Nardo ha sottolineato che “in mancanza di finanziamenti pubblici sufficienti, il partenariato pubblico-privato è un approccio che consente di affidare a privati la costruzione e la gestione dei servizi interni, con la possibilità di formare e impiegare i detenuti per reinserirli a fine pena nella società. I dati del Cnel, in questo senso, sono eloquenti: appena il 2% di chi trova lavoro torna in detenzione. Gli strumenti ci sono, le competenze tecniche e gestionali del settore privato sono pronte a supportare le istituzioni: serve la volontà politica di cogliere i vantaggi di una soluzione in cui a vincere è la civiltà”.
Massai, in un quadro più ampio, ha evidenziato i limiti normativi attuali: “Il partenariato pubblico-privato nelle opere pubbliche sconta l’inadeguatezza della normativa attuale, mentre è uno strumento che a nostro avviso dovrebbe essere valorizzato e sostenuto”. Secondo il presidente di Ance Toscana, per rilanciare la riqualificazione degli istituti penitenziari servono investimenti ingenti e competenze tecniche che solo il privato può portare, soprattutto ora che il Pnrr si esaurisce e la spinta pubblica verso opere come il recupero dei grandi contenitori rischia di ridursi. (lt)