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13 giugno 2024

Amadori lascia la Toscana, chiude uno stabilimento da 200 addetti nel senese

Nessun accordo al tavolo della Regione, che contesta all’azienda la scelta di chiudere pur con bilanci in attivo.

Leonardo Testai

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Il gruppo Amadori lascia la Toscana: la controllata Avicoop ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Monteriggioni (Siena), dove lavorano 200 addetti – di cui circa l’80% avventizi a tempo determinato e con un accesso ristretto agli ammortizzatori sociali – dopo un confronto con sindacati e istituzioni. Le maestranze dello stabilimento, dedicato alla macellazione e al confezionamento di tacchini, saranno in sciopero il prossimo 20 giugno con un presidio davanti alla sede Amadori di Cesena: Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena, insieme a Cgil, Cisl e Uil, non escludono di adire anche le vie legali.

“Crisi di domanda, ma il bilancio è in utile”

“L’azienda ha motivato la chiusura con la crisi di domanda che riguarda la produzione di tacchino e le perdite dello stabilimento”, spiega Valerio Fabiani, consigliere del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani sulle crisi aziendali, rilevando che la società del gruppo Amadori, che ha sede a Cesena, registra però utili e il bilancio 2022, l’ultimo depositato, ha chiuso l’esercizio con 107mila euro di saldo positivo”. E il gruppo Amadori, osserva la Regione, “nello stesso anno ha registrato un fatturato di oltre 1,7 miliardi, il 27,5% in più di ricavi e utili netti per 67,5 milioni di euro”.

La Regione al tavolo della trattativa aveva chiesto di sospendere la dismissione del sito e avviare un percorso, serrato, per trovare strumenti e possibilità di garantire la continuità produttiva dello stabilimento e la piena occupazione. Alla richiesta di mantenere i livelli salariali e occupazionali attuali a piena produzione, per il tempo necessario ad individuare un percorso di riqualificazione, l’azienda ha risposto offrendo, per i tempi determinati, 14 giornate pagate nel prossimo cedolino, come anticipo su luglio e una tantum. Proposta irricevibile, a detta dei sindacati.

“E’ una bomba sociale, il territorio si impoverisce”

Sindacati che parlano di “una macelleria sociale sulla pelle dei lavoratori, che si troveranno nel giro di poche settimane a dover cercare di essere ricollocati in un mercato del lavoro saturo, persone che già da molte settimane stanno affrontando una situazione di pesantissima riduzione delle ore lavorate e dei salari, vista l’impossibilità di accesso agli ammortizzatori sociali essendo Avi.Coop. una cooperativa agricola; questa decisione metterà sul lastrico quasi 200 famiglie, visto che il personale, essendo per l’80% avventizio, non avrà neppure accesso a forme di sostegno al reddito se non la disoccupazione agricola che comunque non potrà essere riscossa prima del 2025. Una bomba sociale sulle spalle di un territorio che si troverà a farvi fronte anche in termini di impoverimento produttivo”.

Amadori, proseguono i sindacati, “è un’azienda che si vanta, a fini pubblicitari, di avere una salda responsabilità sociale d’impresa e che in assoluta incoerenza pratica scelte aziendali come quella di chiudere un sito produttivo e licenziare 200 lavoratrici e lavoratori, con un giro d’affari miliardario”, accusano Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil Siena, secondo cui “la riqualificazione del sito di Monteriggioni sarebbe stata quindi una scelta pienamente sostenibile economicamente ma soprattutto socialmente, coerente con le tanto decantate politiche aziendali di cui oggi si fa carta straccia. E’ chiaro che ‘Amadori, gente che ama’ non è riferito alla tanto pubblicizzata sostenibilità e responsabilità sociale ma pare più rivolto all’amore per il profitto”.

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Leonardo Testai

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