Notevole incremento per i ricavi e soprattutto gli utili di Alia Servizi Ambientali, prima dell’operazione Multiutility Toscana di cui la società è il fulcro: il gestore dei rifiuti per l’ambito della Toscana centrale ha chiuso il bilancio 2022 con ricavi per 422,7 milioni di euro (+11% sul 2021), un Ebitda di 65,4 milioni (+52,9%), e un utile netto di 22,4 milioni (+125,8%) Gli investimenti realizzati nell’esercizio ammontano a circa 103 milioni, mentre l’incremento del valore dell’asset concessorio è stato pari a 64,5 milioni.
Il Cda di Alia, approvando il progetto di bilancio 2022, ha presentato anche il Report di Sostenibilità 2022 del Gruppo. La produzione di rifiuti solidi urbani per l’anno 2022, si legge in una nota di sintesi, è stata pari a circa 840.657 tonnellate, di cui il 68,37% proveniente da raccolte differenziate, con risultati definiti “interessanti” sul fronte delle emissioni, sia di Pm in atmosfera sia di CO2 da trasporto post raccolta, grazie alla graduale conversione della flotta verso veicoli meno inquinanti. Si registra, infine, un aumento della forza lavoro con 373 nuove assunzioni in organico in conseguenza del piano di internalizzazione: il 92% del personale nel 2022 risulta assunto a tempo indeterminato, e sono state erogate oltre 56.027 ore di formazione.
L’azienda spinge per nuovi impianti
I dati di bilancio 2022 arrivano all’indomani dell’audizione di Nicola Ciolini, presidente di Alia, in commissione controllo del Consiglio comunale di Firenze. Ciolini ha sottolineato la necessità di potenziare l’impiantistica gestita dall’azienda. “Dovremo ridurre i flussi destinati alle discariche”, ha detto il presidente di Alia, secondo cui “la termovalorizzazione in prospettiva non è una soluzione ottimale”, mentre “si può ragionare una soluzione più innovativa come gli impianti waste to chemicals per la produzione di metanolo ed etanolo”, com’era quello previsto nella zona industriale del Terrafino a Empoli.
Gli impianti serviranno perché “la raccolta differenziata ha fatto passi in avanti, e sicuramente aumenteremo ancora le percentuali”, secondo Ciolini, che immagina “nei prossimi due o tre anni di arrivare a una percentuale di differenziata che si attesti al 75%, e già oggi siamo al 67%”, ma avverte: “Mettiamo anche che si riesca ad arrivare all’80% di differenziata, questo si trasforma poi in un recupero reale di materia del 65%, anche del 70%, perché bisogna sottrarre il 15% di un ulteriore scarto che si ottiene nelle lavorazioni. Rimarrà sempre quel 30% di di rifiuto a cui si dovrà dare una soluzione attraverso gli impianti di chiusura del ciclo”.
Case Passerini, per la Regione il discorso è chiuso
Per questo motivo, ammette Ciolini, e per avere un aiuto nello smaltimento dei rifiuti (e nella produzione di energia) a prezzi sostenibili, nell’immediato il termovalorizzatore della Piana fiorentina avrebbe fatto comodo. “Purtroppo Case Passerini oggi non c’è, Q.Thermo non esiste più: c’è sempre il contenzioso aperto con il Tar che prima o poi si dovrà esprimere sul ricorso. E’ vero che la Regione ha di fatto annullato l’autorizzazione, ma è anche vero che a oggi siamo ancora titolari di un’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto, che potrebbe vedere la sua concretizzazione semplicemente rispondendo alla richiesta di interventi di mitigazione ambientale. Insomma, la realizzazione del famoso boschetto”.
Le parole di Ciolini hanno riacceso la bagarre politica, col centrodestra all’attacco del Pd sui termovalorizzatori non realizzati, in un quadro che vede il piano rifiuti della Regione Toscana nel pantano dei no. Ma almeno la partita di Case Passerini, ha ribadito l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni, “ritengo che sia chiusa”, perché il progetto “è oggetto di un’autorizzazione sospesa perché non sono state realizzate le opere di compensazione che andavano preliminarmente realizzate: si tratta in particolar modo di boschi di mitigazione che oggi interferiscono con il progetto dell’aeroporto, quindi chi è deputato a scegliere lo farà nella maniera più corretta”.
Leonardo Testai