Ci sono vari modi per sbarcare come produttore in una denominazione d’origine. Quello più frequente (e più veloce) è acquistare una tenuta dotata di vigneti. Quello meno frequente è costruire un’azienda partendo da zero. Ruffino, uno dei marchi toscani più grandi e conosciuti (124 milioni di fatturato 2022), parte del gruppo americano Constellation Brands, ha scelto questa seconda strada per entrare a Bolgheri, una delle aree vinicole più prestigiose al mondo: ha appena acquistato 15 ettari di vigneto in due diverse zone (sei ettari sono già impiantati, gli altri sono terreni provvisti di diritti di reimpianto) e ha deciso di costruire una cantina, la sede aziendale e un centro di ospitalità. L’investimento complessivo, secondo stime del Sole 24 Ore, supera i 20 milioni di euro.
Una cantina green e un nome da definire
Di fatto Ruffino creerà una nuova tenuta che avrà una propria etichetta (il nome è ancora da definire), puntando sulla qualità dei vini e dei materiali: la cantina, che sorgerà sulla via Bolgherese dove si affacciano tutti i grandi marchi, sarà a basso impatto ambientale e paesaggistico, e sarà pensata per una ventina di ettari di vigneti, quelli a cui l’azienda intende arrivare nel giro di qualche anno.
Lo sbarco di Ruffino a Bolgheri centra due obiettivi: completare il quadro delle denominazioni toscane di alta qualità che l’azienda vuol presidiare (possiede già Brunello di Montalcino e Chianti Classico); dare una spinta decisiva al riposizionamento verso l’alto di gamma: “A Bolgheri vogliamo fare alta qualità – spiega Sandro Sartor, presidente e amministratore delegato – rispettando l’ambiente e il territorio. Stiamo spostando il baricentro della nostra azienda verso l’alto con l’intento di aumentare la marginalità e posizionarci in una fascia di mercato con una ciclicità meno accentuata”. In questo senso Ruffino si inserisce nella linea già seguita dal proprio azionistra Constellation Brands in America, che è stata imboccata anche dal ‘cugino’ Robert Mondavi. “Sappiamo che potremo perdere dei volumi – aggiunge Sartor – ma la strada è decisa e non si torna indietro”.
Le bottiglie vendute l’anno scorso sono 28,6 milioni
L’azienda guidata da Sartor, che ha il quartier generale a Pontassieve (Firenze), ha appena chiuso il bilancio (a fine febbraio) con 124 milioni di euro di ricavi, in linea con l’anno precedente, un risultato operativo (ebit) del 10% e 28,6 milioni di bottiglie vendute (-4%).
Silvia Pieraccini