Recuperare litio da un sottoprodotto della geotermia per diversificare e ampliare le fonti di approvvigionamento di un elemento strategico per la transizione energetica ed ecologica, per il quale dal 2029 l’estrazione mineraria a livello non sarà più sufficiente a coprire la domanda. E’ questo l’obiettivo dello studio che sarà condotto da Arpat, l’Agenzia ambientale della Regione Toscana, con Rse: al centro dell’analisi ci saranno le brine geotermiche, acque calde ricche in sali, uno scarto del processo produttivo di energia elettrica.
“Studieremo le percentuali che ci sono e cercheremo di capire qual è la possibilità di estrarlo”, ha detto Pietro Rubellini, direttore generale di Arpat. “A livello europeo – ha osservato – tutti gli Stati stanno cercando di capire se c’è la possibilità di utilizzare i propri giacimenti minerari per l’estrazione dei materiali critici, necessari per lo sviluppo. E’ evidente che la Toscana avrebbe un vantaggio: invece di dover scavare miniere facendo enormi danni ambientali, potrebbe utilizzare uno scarto che già è presente, perché siamo la regione più geotermica d’Italia, e che adesso non utilizziamo, quindi senza creare nessun tipo di impatto ambientale”.
“Primi riscontri positivi dallo studio, andiamo avanti”
“I primi riscontri sono positivi e per questo il nostro studio va avanti”, ha annunciato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, spiegando che “della possibilità di recuperare il litio dai fluidi geotermici abbiamo già parlato anche con Enel Green Power durante l’anno che ha condotto al nuovo accordo per il rinnovo delle concessioni” nel campo della geotermia. Per l’assessora regionale all’economia circolare Monia Monni “in un tempo in cui abbiamo estremo bisogno di materie prime critiche il governo sta pensando di riaprire le miniere: noi invece rispondiamo provando a dimostrare che sono possibili strade alternative”.
La dipendenza europea da forniture esterne, secondo la Regione, accentua il rischio di interruzioni lungo la catena di approvvigionamento. Il Regolamento Ue 2024/1252 ha ufficialmente riconosciuto il litio come materia prima critica, evidenziando l’urgenza di sviluppare fonti interne alternative. A supporto di questa transizione, l’Italia ha introdotto il Decreto-legge 84/2024, che definisce un quadro normativo per accelerare lo sviluppo di progetti strategici legati all’estrazione, trasformazione o riciclo delle Crm (Critical Raw Materials). Il decreto prevede procedure semplificate e stabilisce requisiti di sostenibilità ambientale, sociale e tecnica, basati su criteri internazionalmente riconosciuti (Unfc). (lt)