La segretaria generale di Cisl Toscana Silvia Russo.
Prosegue il dibattito aperto dalla presentazione del manifesto “Reindustrializzare la Toscana”, illustrato all’Istituto Universitario Europeo da Marco Buti, insieme a Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Petretto. Dalla segretaria generale di Cisl Toscana Silvia Russo riceviamo questo intervento che volentieri pubblichiamo.
di Silvia Russo, segretaria generale Cisl Toscana
La Cisl Toscana denuncia da tempo le difficoltà e il rallentamento della crescita, quando non una pericolosa discesa, del settore manifatturiero toscano, in particolare dall’industria, e da altrettanto tempo chiede che tutti prendano atto della situazione e si impegnino, insieme, per invertire una tendenza che sta rendendo la nostra regione più povera e dunque anche meno capace di mantenere i livelli di welfare e di coesione sociale raggiunti nei decenni scorsi.
Abbiamo ritrovato il senso delle nostre preoccupazioni, denunce e auspici nel Manifesto per la reindustrializzazione della Toscana elaborato da Marco Buti, Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Petretto e presentato all’Istituto universitario europeo. Una consonanza che ci ha confortati, ma non sorpresi per la stima che abbiamo per i tre studiosi; e che ci gratifica in particolare quando si parla di “un partenariato avanzato tra corpi intermedi e istituzioni” come base per costruire quel cambio di paradigma necessario alla ripartenza. E’ quello che la Cisl chiama ‘nuovo patto sociale’ e che auspichiamo, non da ora, in Toscana e non solo.
Da questo punto dunque bisogna ripartire: dalla necessità di un ‘Piano industriale per la Toscana’, che tenga conto di alcune evidenze consolidate come, in primo luogo, la situazione di crisi del sistema moda (a partire dalla concia per proseguire con la pelletteria, il calzaturiero, il tessile, le confezioni di lusso, le finiture metalliche) e le difficoltà del settore metalmeccanico, dall’acciaio all’automotive. Va considerata inoltre la prossima introduzione dei dazi che andranno a colpire l’export, non solo del settore agroalimentare, ma anche della produzione orafa e della farmaceutica che invece finora avevano continuato un percorso di consolidamento nella realtà industriale toscana. In prospettiva vanno poi tenuti in debito conto i più recenti dati Irpet, che indicano un rallentamento considerevole della produttività in tutto il comparto manifatturiero, da leggere in stretta connessione con l’aumento dell’utilizzo della cassa integrazione.
Alla luce di tutto ciò, rileviamo la necessità immediata di un preciso progetto per il rilancio del settore manifatturiero toscano, che deve rimanere l’elemento centrale di traino dell’economia regionale, ritornando attrattivo per gli investimenti nazionali ed internazionali.
Per ottener questo risultato occorre mettere in campo, immediatamente, un deciso sostegno al completo riallineamento tecnologico di ogni infrastruttura, materiale e immateriale, purtroppo in ritardo nonostante i molteplici investimenti. Pur nella consapevolezza di un complicato coordinamento delle scelte politiche e degli investimenti in relazione ai diversi livelli di responsabilità, non possiamo esimerci di richiamare il futuro Presidente e la sua Giunta a un impegno rapidissimo affinché si completino tutti i lavori avviati con il Pnrr e si impegnino risorse per quanto già programmato da tempo e fortemente in ritardo.
Importante, in questo quadro, il tema dell’energia, per la quale occorre puntare alla maggiore indipendenza possibile, anche valorizzando a pieno la nostra peculiarità geotermica, ed evitando di disperdere l’esperienza della rigassificazione.
Non indifferente all’attuazione di un piano industriale efficace, capace di riposizionare la nostra regione tra quelle trainanti il sistema manifatturiero italiano ed europeo, è la formazione permanente dei lavoratori e soprattutto la soluzione del disallineamento tra la domanda di lavoro specializzato e la mancanza di risposta a queste necessità, soprattutto da parte dei giovani in cerca di nuova occupazione. Un progetto efficace tra domanda e offerta di lavoro è indifferibile, anche per i giovani laureati toscani, costretti a cercare occasioni al Nord Italia o, peggio, all’estero.
Altri punti imprescindibili sono poi l’innovazione tecnologica per le PMI, una rete effettiva di servizi di supporto, infrastrutture riqualificate tramite il compimento di progetti ormai ‘storici’, già annunciati, che vedano la Toscana nuova protagonista anche nei confronti delle istituzioni nazionali per le competenze.
Nell’impegno per ridurre le aree di lavoro povero è fondamentale la lotta ai contratti pirata e l’affermazione e diffusione dell’applicazione dei contratti nazionali corretti, sottoscritti dalle organizzazioni più rappresentative. In questo quadro anche le istituzioni e la Regione possono fare la loro parte, a cominciare da un nuovo accordo trasparente sugli appalti dei servizi, che preveda innanzitutto l’utilizzo nella catena degli appalti dei corretti contratti di riferimento, premialità sulla contrattazione di secondo livello, welfare aziendale esigibile in tutta la filiera.
Il turismo è certamente un motore importante dell’economia toscana, ma anche in questo settore il lavoro povero è diffuso, soprattutto a ragione della discontinuità e dei tempi parziali di lavoro. Occorre dunque sostenere maggiormente i lavoratori di questo settore, impegnarsi contro la precarietà, anche prevedendo forme premiali nei confronti degli imprenditori che rispettano le regole, applicano i contratti corretti e privilegiano forma di lavoro stabile.
Per la Cisl è fondamentale trovare una soluzione che riporti l’addizionale regionale Irpef ai livelli precedenti: la sanità ha necessità di una riorganizzazione che si affidi anche al confronto con le parti sociali per ragionare insieme su percorsi che, mantenendo al centro le necessità dei cittadini, abbiano appropriatezza e siano eccellenza diffusa non solo per i servizi ospedalieri ma anche per i servizi territoriali. Tra gli elementi di possibili risparmi ci sono ad esempio le incredibili quantità di locazioni attive e passive delle Asl, nonché una verifica seria sulla possibile reinternalizzazione di attività core che permetterebbero meno costi e più controllo.
Quindi si pensi alle nuove case della salute, agli hub, come luoghi davvero utili ed utilizzabili come previsto dalle norme, dove fare integrazione, prevenzione, diagnostica e cura; e dove per i cittadini sia possibile trovare assistenza e continuità nei momenti non acuti.
La modalità del confronto può essere simile a quella molto produttiva avvenuta soprattutto nell’ultimo periodo con l’assessorato al sociale, dove gli accordi, insieme ad un aggiornamento delle norme, stanno portando una piccola grande rivoluzione in Toscana, nel rispetto delle nuove esigenze della fragilità di disabili e anziani, anticipando un ampio dibattito che dovrà essere fatto per un futuro che ci vedrà con più anziani e sempre meno giovani.
Chiediamo di proseguire il buon lavoro fatto per l’agroalimentare, nel solco del confronto e dell’attenzione ad un mondo che rappresenta un’eccellenza toscana. Avremo davanti un periodo rischioso per le esportazioni visto il sopraggiungere dei dazi: problema trasversale per l’economia regionale che richiede attenzione alla programmazione e allo sviluppo per nuovi mercati procedendo alla formazione di reti di sostegno.
Notevole potrebbe essere l’effetto di un sostegno serio alla promozione della partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende, anche piccole e piccolissime, supportando la contrattazione di secondo livello, aziendale, territoriale, di filiera, incentivandola anche tramite i bandi di sostegno alle attività produttive, non sempre facilmente accessibili.
Nell’ambito della promozione delle aree interne, cosiddette marginali, occorre passare ad iniziative concrete che non possono comprendere desertificazione bancaria e riduzione degli sportelli postali o comunque dei servizi in generale: la promozione passa per investimenti tecnologici, digitalizzazione, infrastrutture funzionali che possano restituire dignità a chi scelga di abitare in questi luoghi, aiutando a incentivare un turismo “lento” e sostenibile.
Sulla multiutility un concetto semplice e chiaro: occorre non solo pensarla ma attentamente costruirla con un progetto industriale che abbia risorse a sufficienza ed individui come ambito ottimale la Toscana nella sua interezza, coinvolgendo le realtà comunali e gli ambiti di riferimento in una rete per acqua, energia e rifiuti. Non possiamo perdere l’occasione, saremmo altrimenti penalizzati e preda di multinazionali che rischiano di lasciare ai margini spinte legate alla crescita territoriale e agli investimenti per il benessere di lavoratori e cittadini. Sarebbe l’ora di spiegare chiaramente alle nostre comunità che l’acqua è già pubblica e rimarrà pubblica e che è un’utopia pensare che possa essere gestita in proprio dai comuni visti i costi dell’infrastruttura e comunque l’esigenza oramai consolidata e sostenibile degli ambiti ottimali.
Sull’argomento leggi anche l’intervento del segretario generale della Cgil Toscana Rossano Rossi;
e la lettera aperta del presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi.