Come era prevedibile non ha avuto esito positivo l’incontro fra Regione Toscana e sindacati sul futuro di Fidi Toscana, la finanziaria regionale che potrebbe presto avere un nuovo socio privato. Le organizzazioni sindacali Fisac Cgil e Unisin e le Rsa aziendali, che oggi hanno visto l’assessore regionale all’economia Leonardo Marras, hanno annunciato la rottura del tavolo, e una manifestazione di piazza a Firenze da tenersi il 5 aprile, davanti alla presidenza della Regione.
“I privati? E’ una scelta politica, non la condividiamo”
“Si tratta chiaramente di una scelta politica che non condividiamo, e che riteniamo sbagliata”, affermano sindacati e Rsa. Al tavolo infatti Marras ha ribadito quanto esposto ai soci nell’incontro di giovedì 17 marzo: Palazzo Strozzi Sacrati sta cercando un nuovo partner industriale per Fidi Toscana, un socio privato che rilanci l’attività della finanziaria. La Regione manterrebbe la propria partecipazione in Fidi (ora ha il 49,4%) come socio pubblico di riferimento, ma potrebbe valutare una riduzione della propria quota azionaria.
L’ipotesi di trasformare Fidi in una società in house della Regione stessa appare dunque tramontata, malgrado gli intendimenti iniziali della Regione, esposti ripetutamente anche del presidente Eugenio Giani. Al contrario, si avrebbe un rafforzamento del ruolo di Sviluppo Toscana, società in house della Regione, nella prospettiva delle nuove mission di committenza pubblica riguardanti progetti di sviluppo del territorio ed azioni di sistema a regia regionale per il trasferimento tecnologico.
In piazza il 5 aprile, si cerca il confronto coi partiti
I sindacati chiedono adesso alle forze politiche in Consiglio regionale, e alla Commissione attività produttive, un incontro per discutere delle garanzie sul patrimonio e sul futuro di Fidi Toscana, “riservandosi ogni azione per la tutela della cinquantina di lavoratori e lavoratrici e di un patrimonio aziendale”, si legge nella nota diffusa al termine dell’incontro con la Regione.
“Si dismette un’azienda – affermano – che ha un cospicuo patrimonio (160 milioni di euro) con potenzialità rilevanti (oltre 100 milioni di patrimonio ‘disponibile’) cedendola a qualche operatore di mercato con il rischio che questo – almeno così si dice – lasci l’azienda senza una Direzione e con un Cda in prorogatio aggravandone la già difficile e precaria situazione. Un capolavoro politico e di gestione! Una ‘genialata’ realizzata addirittura mentre le principali regioni, a partire dalla Lombardia, compiono scelte diametralmente opposte!”.