Le fiere servono (anche) a sostenere, promuovere, aiutare un settore quando le cose non vanno troppo bene, come sta succedendo all’industria italiana della moda junior, che soffre per la contrazione del mercato (nascono sempre meno bambini), la chiusura di tanti negozi multimarca, la flessione dei consumi interni, le difficoltà delle aziende (spesso piccole e poco strutturate) ad aprirsi canali all’estero.
Alla Fortezza le collezioni di 215 marchi per il 60% esteri
Per questo la 98esima edizione del salone internazionale Pitti Bimbo – che si è chiusa oggi 19 gennaio alla Fortezza da Basso di Firenze, dove hanno esposto le collezioni 215 marchi per il 60% esteri – pur segnando numeri in calo rispetto a un anno fa, conferma la volontà di iniettare energie e stimolare collaborazioni e innovazione nel settore, alimentando il confronto tra operatori sulle esigenze del mercato e della distribuzione. I tre giorni della fiera hanno attirato 1.800 compratori (erano 2.100 un anno fa), di cui 500 dall’estero (erano quasi 600 nel gennaio 2023) da più di 50 Paesi. Il numero dei mercati di provenienza si è ridotto notevolmente, visto che un anno fa erano 70. Il calo dei compratori tricolore era atteso dagli organizzatori di Pitti Immagine, “vista la forte ristrutturazione della distribuzione italiana”, spiegano. “Ma chi ha partecipato in Fortezza – aggiungono – è stato un pubblico di buyer selezionato e di grande qualità, determinato assieme ai nostri espositori a ridare energia al settore”.
Il 30% dei compratori arriva dall’estero
Tra i mercati esteri i primi per presenze sono stati inglesi, spagnoli, americani, tedeschi e turchi. “Questa edizione di Pitti Bimbo – afferma l’amministratore delegato Raffaello Napoleone – fotografa un settore che è oggi più che mai consapevole della situazione di grande trasformazione che sta vivendo, e dell’iniezione di energia e positività necessarie per affrontare le prossime stagioni”.
Anno complesso per l’industria italiana dell’abbigliamento bimbo
L’andamento 2023 del settore – fatturato dell’abbigliamento junior italiano stimato in 3.170 milioni (-0,4%), export a 1.486 milioni (+1,5%), saldo commerciale negativo per 1,1 miliardi, consumi nazionali a 3.879 milioni (-3,7%) – mostra un anno complesso, in cui hanno pesato geopolitica, inflazione, tassi. Per quest’anno le previsioni tendono, nella migliore delle ipotesi, al consolidamento, come stima l’azienda leader nell’abbigliamento junior, l’aretina Miniconf, che ai marchi propri Sarabanda, Minibanda e iDo ha affiancato le licenze di produzione e distribuzione di Superga, Ducati e, dall’autunno-inverno 2024-2025, la linea kidswear 3-16 anni per maschio e femmina Roy Roger’s. Miniconf prevede di fermarsi poco sotto i 70 milioni di fatturato 2023, e di potenziare i negozi iDo nelle città italiane di province, aprendone un’altra ventina.
Silvia Pieraccini