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28 marzo 2022

“Niente spezzatino per Banca Mps, ma lo Stato uscirà”

Il ministro Franco in audizione: “Da Lovaglio aspettiamo un piano ambizioso. Difenderemo in primo luogo i livelli occupazionali”.

Leonardo Testai

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Daniele Franco, ministro dell'Economia

Daniele Franco, ministro dell'Economia

La cessione di sportelli “deve essere valutata”, ma nel futuro di Banca Mps non ci sarà alcuno spezzatino, come temuto da istituzioni e sindacati. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha tracciato le linee future dell’istituto senese, in audizione di fronte alle Commissioni finanze di Camera e Senato. A partire da “una congrua proroga” dei tempi stabiliti con l’Europa per la riprivatizzazione del Monte, proroga “funzionale a consentire la realizzazione dell’aumento di capitale e nel medio periodo la piena realizzazione delle ulteriori iniziative di ristrutturazione e un incremento dell’efficienza necessaria a riportare il Monte su livelli di redditività stabilmente piu elevati”.

L’idea che Banca Mps possa rimanere in mano pubblica sine die, secondo Franco, “è uno scenario non ipotizzabile” alla luce della normativa europea. Via libera dunque all’aumento di capitale, il cui ammontare “lo vedremo con il piano industriale che riesaminerà la situazione di Mps sia in relazione agli sviluppi interni, che in relazione all’andamento della nostra economia nel quadro internazionale”. Compito del nuovo amministratore delegato, Luigi Lovaglio, è “la realizzazione di un ambizioso e credibile piano industriale che rappresenta la strada maestra per restituire la banca al mercato”.

“Lovaglio il profilo più idoneo per il risanamento”

Il ministro ha difeso la scelta del manager ex-Creval, definito “il profilo più idoneo” allo scopo di imprimere “un cambio di passo alla gestione, per accelerare il processo di ristrutturazione necessario a dare maggiore credibilità alle prospettive di risanamento”. I risultati 2021 del Monte, ottenuti sotto la gestione di Guido Bastianini, “sono stati relativamente buoni – ha osservato Franco – ma nettamente meno buoni di quelli delle altre banche”, e in parte “dovuti ad alcune componenti temporanee”. E alla fine del 2021, termine per il completamento del piano di ristrutturazione concordato con la Ue, “erano lontani dal pieno raggiungimento – sostiene il ministro – gli impegni sulla dimensione della compagine del personale, sul margine netto di gestione”, e sul rapporto tra costi e ricavi, “superiore al 70% rispetto a un obiettivo del 50,8%”.

Su un piano generale, il Mef “si farà promotore di soluzioni che in primo luogo mirino a salvaguardare i livelli occupazionali – ha spiegato ancora Franco -, in secondo luogo a salvaguardare la tutela del marchio, in terzo luogo il legale con il territorio”, perché la banca fa parte del “patrimonio economico, culturale e sociale di Siena, della Toscana e del Paese”. Le trattative con UniCredit, ha ammesso, sono naufragate anche per le “difficoltà” incontrate “sotto tutti questi profili”. Che il futuro sposo del Monte sia europeo o italiano “si vedrà – ha concluso il ministro -, l’importante è che questi aspetti siano salvaguardati”. Allontanando quindi la prospettiva dello spezzatino per Mps: “E’ importante che la banca resti nel suo complesso solida”.

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Leonardo Testai

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