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10 giugno 2025

Le multinazionali generano lavoro qualificato (a monte e a valle del sistema)

Da uno studio dell’Irpet emerge il ruolo di attrattori di capitale umano e canali di redistribuzione delle competenze.

Leonardo Testai

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Le multinazionali attive in Toscana operano sia come attrattori di capitale umano, sia come canali di redistribuzione delle competenze all’interno del sistema regionale, e generano sul territorio lavoro qualificato: è quanto emerge da uno studio dell’Irpet che analizza il ruolo delle imprese multinazionali con particolare attenzione alla composizione delle qualifiche occupazionali e alle relazioni con il mercato del lavoro locale. E con un dato che emerge: la qualità dell’occupazione dipende soprattutto dalla funzione localizzata (pre-produzione, produzione, post-produzione), più che dalla nazionalità della proprietà o dal tipo di gruppo.

La variabile che più di ogni altra spiega la composizione per qualifica non è la nazionalità dell’impresa né la natura del gruppo di controllo, bensì la funzione svolta nella catena del valore. Le attività a monte e a valle del processo produttivo, infatti, emergono come i principali motori di occupazione qualificata, mentre le attività centrali di produzione tendono a generare posizioni intermedie di tipo esecutivo e posizioni a bassa specializzazione.

Nel 2024, le multinazionali attive in Toscana hanno assunto oltre 30.000 persone. Una quota rilevante di questi lavoratori, circa il 15%, non aveva avuto precedenti rapporti di lavoro in regione. Tale percentuale sale al 18% per le multinazionali estere e si riduce al 13% per quelle italiane. L’analisi per qualifica mostra che nelle professioni elevate un terzo degli avviati presso multinazionali estere non aveva esperienze lavorative precedenti in Toscana, a fronte del 27% in quelle italiane. Questo suggerisce ai ricercatori una forte capacità attrattiva delle multinazionali estere verso personale qualificato, giovane o proveniente da altri territori, leggermente inferiore per le multinazionali italiane.

Nelle qualifiche intermedie esecutive, il 56% degli assunti nelle straniere e il 47% nelle italiane ha già lavorato in multinazionali collocate in Toscana, facendo pensare a una sorta di mobilità interna a questi tipi di imprese. Infine, le multinazionali italiane sembrano valorizzare di più le relazioni locali, soprattutto nelle basse qualifiche: oltre il 44% degli assunti ha avuto rapporti con altre imprese toscane non multinazionali. Le traiettorie in uscita indicano che una quota significativa di lavoratori, specie tra le alte qualifiche, lascia il mercato del lavoro dipendente toscano dopo l’esperienza in una multinazionale, mentre per le altre categorie si osservano transizioni più frequenti all’interno del mercato del lavoro regionale, sia verso altre multinazionali sia verso imprese locali.

“Da queste evidenze – scrivono i ricercatori – emergono alcune indicazioni rilevanti per le politiche pubbliche. In primo luogo, appare fondamentale sostenere la presenza e lo sviluppo di funzioni a maggiore contenuto cognitivo e relazionale – ricerca, progettazione, marketing, logistica avanzata – all’interno del sistema regionale, promuovendo condizioni favorevoli all’insediamento e al radicamento di imprese che operano in questi segmenti”.

In secondo luogo, osserva lo studio, “occorre rafforzare i meccanismi di integrazione tra le multinazionali e il tessuto economico locale, favorendo il trasferimento di competenze verso le imprese toscane e sostenendo la capacità del sistema formativo e produttivo di assorbire e valorizzare le risorse umane che transitano dalle multinazionali”. Intervenire su questi snodi “può fare la differenza – concludono i ricercatori – tra una presenza multinazionale semplicemente estrattiva e una pienamente integrata e generativa per il territorio”.

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