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28 ottobre 2025

Moda: il panno del Casentino in crisi (ma non scomparirà)

Le rifinizioni del distretto tessile di Prato sono in grado di realizzare il ‘ricciolo’ tipico del tessuto verde e arancio. La confezione Tacs continuerà la produzione.

Silvia Pieraccini
I cappotti in panno casentinese prodotti dall'azienda Tessilnova

I cappotti in panno casentinese prodotti dall'azienda Tessilnova

“Fine di un’èra”. “Morte del panno del Casentino”. “Scompare un simbolo del made in Italy”. Negli ultimi giorni i titoli allarmistici dei giornali, legati alla chiusura per mancanza di commesse della Manifattura del Casentino – azienda di Soci, frazione di Bibbiena (Arezzo), che conferisce il tipico ‘ricciolo’ ai robusti tessuti di lana, soprattutto di colore verde e arancio, resi famosi dal cappotto indossato da Audrey Hepburn nel film ‘Colazione da Tiffany’ – nascondono un fraintendimento.

A Prato ci sono diverse rifinizioni in grado di fare il ‘ricciolo’

Manifattura del Casentino (836mila euro di fatturato 2024 con un bilancio in pareggio e 11 dipendenti), “salvata” nel 2023 dal gruppo pratese Bellandi e gestita finora da Roberto Malossi e Andrea Fastoni, è sì rimasta l’unica rifinizione in grado di realizzare il ‘ricciolo’, ma la sua unicità vale nella sola area del Casentino. Fuori da lì, ad esempio in zone di lunga tradizione tessile come il distretto di Prato, questo tipo di lavorazione può essere svolta da svariate rifinizioni. Lo confermano gli industriali di Prato: “Non si tratta di una lavorazione difficile, semmai si tratta di una lavorazione lunga, nel senso che per poter imprimere quell’effetto particolare del ‘ricciolo’ occorre tempo, e dunque in un’ora si può fare una quantità limitata di tessuto. Ma ci sono diverse rifinizioni a Prato in grado di farlo”.

La confezione Tacs continuerà la produzione di giacche e cappotti in panno del Casentino

E infatti la Tacs, storica (dal 1962) tessitura artigiana casentinese (1,6 milioni di fatturato 2024 e 44mila euro di utile) che fa capo alla famiglia Savelli e possiede negozi a Poppi e a Firenze, ha già annunciato che la produzione di giacche e cappotti col panno del Casentino continuerà: l’azienda ha già individuato alcune rifinizioni a Prato in grado di assicurare un risultato del tessuto molto simile a quello che finora veniva fatto dalla Manifattura del Casentino.

La Tessilnova interromperà la produzione di capi in panno casentinese

Non tutti però la pensano così, convinti che solo i macchinari della Manifattura di Soci siano in grado di fare un ‘ricciolo’ di qualità, e che serva l’acqua pura del torrente Archiano, che scende dall’eremo di Camaldoli, per dare brillantezza al color ‘becco d’oca’ (l’arancio), fissandolo sulla lana. E’ il caso della Tessilnova di Stia di Claudio Grisolini, che sembra intenzionata a non volersi rivolgere ai produttori pratesi e a interrompere la produzione di capi in panno casentinese. La Tacs, a questo punto, potrebbe a avere in mano l’intero mercato: il panno del Casentino non scomparirà, anche se perderà una rifinizione antichissima, che esiste da più di un secolo, e che ha certamente costruito la storia di un tessuto che piace (anche) ai grandi brand.

Autore:

Silvia Pieraccini

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