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06 settembre 2023

Meno Chianti (anche Gallo Nero) con la vendemmia 2023, ma di qualità

Le previsioni dei consorzi prefigurano un’annata non troppo negativa per il vino toscano, ma i costi dell’energia pesano.

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Per il mondo del Chianti la vendemmia 2023 sarà contrassegnata da un calo della produzione, in linea con quanto previsto dalle stime di Coldiretti, ma da una buona qualità del vino. A uscire allo scoperto, oggi, sono stati il Consorzio Vino Chianti, che prevede un -20% perfettamente in linea con le stime di Coldiretti, e il Consorzio Vino Chianti Classico, che dà per probabile una riduzione ma non si sbilancia sulla sua entità. Il tutto, mentre il governo stanzia un milione di euro a livello nazionale per le imprese danneggiate dalla peronospora: una cifra che la Regione Toscana reputa troppo bassa.

Chianti Classico, boom dei prezzi dal 2017 a oggi

Per la vendemmia 2023 del Gallo Nero “ci sarà probabilmente un calo della produzione, perché gli eventi atmosferici della primavera sicuramente hanno inciso su questo aspetto”, ammette Carlotta Gori, direttrice del Consorzio Vino Chianti Classico. “Però i viticoltori hanno gestito con grandissime attenzioni i vigneti – sostiene -, abbiamo una viticoltura matura ed esperta, e questo consentirà una vendemmia di grande qualità, anche perché poi l’andamento meteorologico anche del mese di agosto, di questi ultimi giorni e ci auguriamo anche di settembre, è sicuramente favorevole. Speriamo che anche l’eventuale diminuzione delle rese sia comunque contenuta”.

Per dare numeri è presto, perché “la vendemmia del Chianti Classico si protrae in tempi abbastanza lunghi, il Sangiovese viene raccolto molto spesso a fine settembre se non addirittura ai primi di ottobre”, osserva Gori, spiegando che in base ai numeri del 2022 “il Chianti Classico sta avendo una flessione dell’imbottigliamento di solo il 10% a fronte di una crescita di valore molto significativa a cui assistiamo sui principali mercati esteri, ma anche sul mercato italiano”. Su questo parlano i mercuriali della Camera di Commercio: a fronte di un prezzo medio del vino sfuso che nel 2017-18 si attestava sui 180 euro a ettolitro, spiega il Consorzio, le ultime rilevazioni si attestano fra i 330 e i 340 euro.

In questo dato c’è anche una crescita del peso delle tipologie premium – Riserva e Gran Selezione – che ormai rappresentano quasi il 50% della produzione. La logica, secondo Gori, è quella di “una valorizzazione di questa denominazione, che poi è l’obiettivo che si è posto il Consorzio ormai da molti anni, è che vediamo conseguire veramente degli ottimi risultati”.

“Imprese tartassate, il prezzo del gasolio è quasi raddoppiato”

“Abbiamo iniziato a vendemmiare i bianchi e, dalla prossima settimana, vendemmieremo le uve rosse”, annuncia Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti. “In questo momento registriamo aziende che hanno avuto un buon raccolto, grazie ai pronti trattamenti fatti contro la Peronospora, fungo che attacca il grappolo e lo fa seccare, e altre che risentono invece di un calo di quantità. Ci sono aziende che registrano anche un danno produttivo che sfiora il 40%. Ma attenzione, da un punto qualitativo non ci sono problemi, la qualità rimane quella tradizionale del Chianti”.

Tuttavia, lamenta Busi, “le nostre imprese continuano ad essere tartassate dagli enormi aumenti dei costi di energia e materie prime. Il prezzo del gasolio, per far muovere i nostri trattori, è quasi raddoppiato, così come i prezzi di cartone, bottiglie, anticrittogamici. La ciliegina sulla torta è stato il rincaro del costo del denaro a causa dell’inflazione”. (lt)

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