Il rendering della futura Darsena Europa di Livorno
Si completa il quadro economico per realizzare la prima fase dei lavori (quelli finanziati dal pubblico) della Darsena Europa, l’ampliamento a mare del porto di Livorno diventata l’opera-simbolo del rilancio economico della Costa toscana: non solo per l’investimento messo in campo, che a regime supererà i 700 milioni di euro, ma anche per gli effetti attesi sui traffici (e sull’occupazione) di uno dei principali porti italiani.
Il costo delle opere marittime è lievitato
Alla prima fase del progetto – finanziata dagli enti pubblici (Ministero, Autorità marittima, Regione Toscana) e appaltata quasi tre anni fa (a fine 2021) per 380 milioni di euro a un raggruppamento guidato da Sidra-Società italiana dragaggi (braccio operativo italiano del colosso belga Deme) con Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Sales e Fincosit – mancavano diverse decine di milioni, conseguenza dell’aumento dei costi delle materie prime intervenuto in questi anni e delle prescrizioni ambientali imposte dal Ministero nella procedura di Via. Quei soldi – 90 milioni in tutto – saranno ora finanziati dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), che aumenta così la presenza nel settore marittimo.
L’accordo per il finanziamento Bei
L’accordo è stato firmato oggi, 15 luglio, a Livorno, alla presenza di Gelsomina Vigliotti, vicepresidente Bei; Luciano Guerrieri, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale; Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana; del sindaco Luca Salvetti. Accanto al finanziamento Bei, la buona notizia è che i contributi statali e regionali non configurano “aiuti di Stato” secondo la Commissione Ue. “Il credito concesso da Bei dimostra la validità del progetto e la rilevanza internazionale del porto di Livorno”, hanno spiegato Giani e Guerrieri.
L’adeguamento della progettazione esecutiva
Ora gli occhi sono puntati sull’avvio dei cantieri: il raggruppamento temporaneo d’imprese vincitore dell’appalto sta completando la progettazione esecutiva (si trattava di un appalto integrato) sulla base delle prescrizioni ambientali. “La previsione è che si possa partire a ottobre-novembre”, fanno sapere dall’Autorità portuale. Nel frattempo le stesse imprese stanno facendo i lavori di consolidamento della prima vasca di colmata, quella più a sud, che sono arrivati al 60%.
Nuova diga e dragaggio dei fondali
L’appalto della prima fase comprende la costruzione di una diga foranea esterna di 4,6 km, composta dal nuovo molo di sopraflutto (diga Nord) e la nuova diga della Meloria in sottoflutto (quella vecchia verrà demolita). Saranno realizzate dighe interne per 2,3 km per delimitare le nuove vasche di colmata (100 ettari), che si aggiungeranno a quelle esistenti (70 ettari), oggetto di un progetto di consolidamento (questi lavori, valore circa 25 milioni, sono appunto già partiti). Strategico sarà il dragaggio dei fondali del canale d’accesso ai bacini per portarli a una profondità di 16 metri, con l’escavazione di quasi 16 milioni di metri cubi che verranno riversati nelle nuove vasche di colmata.
La seconda fase: project financing per il terminal contenitori
I lavori in mare dureranno quattro anni e non avranno impatto sull’operatività del porto, assicura Guerrieri. Poi scatterà la seconda fase del progetto: un avviso in project financing per realizzare e gestire il futuro terminal contenitori.
Silvia Pieraccini