Alberto Irace si è dimesso con effetto immediato dalla carica di direttore generale di Estra, la società del gas a capitale pubblico, durante il consiglio di amministrazione che si è svolto martedì 15 ottobre a Siena. Il manager – scelto dall’ex sindaco di Firenze, Dario Nardella, per costruire la società Multiutility che dovrebbe gestire acqua, gas e rifiuti di gran parte della Toscana – resta alla guida, come amministratore delegato, dell’azienda dei rifiuti Alia, che dovrebbe fare da aggregatore.
Consiglieri di amministrazione litigano sulla governance
La notizia delle dimissioni di Irace – annunciata da Alia, socio di maggioranza (al 39,5%) di Estra, che finora ha consolidato in bilancio in virtù di un patto di sindacato stretto col socio Coingas Arezzo – si lega al “clima di crescente conflittualità tra i consiglieri di amministrazione della società – afferma un comunicato – con particolare riferimento alle divergenze di opinioni sulla struttura di governance del gruppo Estra, nonché al perdurare di un costante atteggiamento ostruzionistico e non collaborativo teso a focalizzare l’attenzione del consiglio unicamente su aspetti di mero formalismo amministrativo, e non anche su obiettivi strategici condivisi nel piano industriale”.
Il trasferimento di 200 dipendenti da Estra a Alia ha indignato
La battaglia si gioca dunque all’interno del consiglio di amministrazione, presieduto da Francesco Macrì e formato da Nicola Ciolini (amministratore delegato), Alessandro Fabbrini (vicepresidente), Daria Orlandi e Maria Cristina Rossi. Ma più che una questione politica, di confronto tra partiti (Pd e Fratelli d’Italia), sembra una questione di rispetto dei territori. A non andare giù a gran parte dei consiglieri è il decisionismo di Irace, accusato di scarsa trasparenza e di spregiudicatezza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, sollevando l’indignazione dell’aretino Macrì e del senese Fabbrini, sarebbe stata la decisione (poi ritirata) di trasferire 200 dipendenti da Estra ad Alia, informando a cose fatte il consiglio di amministrazione. Coingas Arezzo, socio al 25% di Estra, si è già mossa per vie legali, segnalando una violazione del patto parasociale e avviando una riflessione sulla futura adesione alla nascente Multiutility (attraverso il conferimento delle quote).
A chi vanno le deleghe di direttore generale?
“Non ritengo sussistano, allo stato, le condizioni per assicurare il perseguimento degli obiettivi definiti nel piano industriale”, scrive Irace nella lettera di dimissioni indirizzata al consiglio di amministrazione e ai componenti del collegio sindacale di Estra, sollecitando la necessità di un rapido chiarimento sulla governance e sugli obiettivi. Nel frattempo, secondo quanto affermato nel comunicato, le deleghe di direttore generale restano in capo all’ad Nicola Ciolini, mentre – secondo fonti vicine al cda – sembrerebbe invece siano ritornate al consiglio di amministrazione che, a questo punto, si dovrà riunire presto. Prima di allora il presidente di Estra, Francesco Macrì, sarebbe intenzionato a chiarire pubblicamente la posizione dell’organo amministrativo.
Alia ha appena consolidato in bilancio Publiacqua
Irace in occasione delle dimissioni ha sottolineato il buon andamento della gestione di Estra al 30 settembre 2024 (+22% l’ebitda, +61% l’utile netto, +18% gli investimenti, picco storico dei clienti a 922mila), ma questo non è bastato a “calmare” i consiglieri: la governance resta una questione aperta, e delicata. Anche perché, se dovesse saltare il patto di sindacato Coingas-Alia, la stessa Alia, che ha appena consolidato in bilancio Publiacqua (grazie al fatto di aver assunto l’amministratore delegato Paolo Tolmino Saccani, ex-uomo del socio Acea che finora, proprio in virtù di questo, aveva la governance della società idrica), potrebbe ora perdere il gas. Così si tornerebbe alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca: Alia (rifiuti) + Publiacqua (acqua) – Estra (gas). Una bi-utility, anziché una multi-utility. Dal maggio 2022, quando fu annunciata la nascita della Multiutility Toscana, i passi fatti sono stati troppo pochi.
Silvia Pieraccini