Ripensare la domanda estera, e rilanciare quella interna, per far fronte a uno scenario geopolitico caratterizzato dall’incertezza sui dazi Usa: sono le soluzioni suggerite dall’Irpet, che nel rapporto ‘Dalla globalizzazione al protezionismo, i riflessi economici e sociali’ corregge anche la stima 2025 sulla variazione del Pil della Toscana, con un +0,6% che nel 2026 dovrebbe salire al +0,9%, in uno scenario definito inerziale, che non incorpora ulteriori shock esogeni.
“La congiuntura che sta attraversando la Toscana – ha spiegato Nicola Sciclone, direttore dell’Irpet -, all’insegna dell’incertezza e della cautela degli operatori, ben rappresentata dal sentiment delle famiglie toscane, sottolinea un miglioramento rispetto al periodo peggiore dello shock inflazionistico, ma ancora improntato a forte cautela sulle aspettative per i prossimi mesi. Pesa in questo senso l’incertezza dettata dalle tensioni internazionali e da tutta una serie di aspetti in chiaroscuro che caratterizzano sicuramente la produzione, le esportazioni e anche il mercato del lavoro toscano, che oscillano fra resilienza e rischi di ripiegamento”.
Domanda estera “sicura” e domanda interna rilanciata?
Ma anche una fase storica come questa può essere guardata in positivo, secondo Sciclone: “Abbiamo uno spazio di crescita che possiamo cogliere rilanciando il ruolo della domanda”, sostiene. Si comincia “mettendo in sicurezza – dice il direttore dell’Irpet – la nostra capacità di agganciare la domanda estera circoscrivendo il perimetro delle nostre esportazioni in aree più sicure rispetto a quelle che noi osserviamo specie in alcuni settori. Un altro modo è quello di ridurre la dipendenza nell’approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti intermedi che disperde valore in altre regioni”.
Un altro modo, per Sciclone, è “rilanciare la domanda interna, però per fare questo occorre sicuramente affrontare la stagnazione salariale. In Toscana, come nel resto del paese, i salari sono diminuiti in potere d’acquisto di nove punti percentuali nell’arco degli ultimi 30 anni”. I dati del rapporto rivelano come la quantità complessiva di lavoro disponibile si sia contratta significativamente nel corso del tempo. Dopo i primi anni ’90, infatti, le retribuzioni giornaliere mostrano un calo meno accentuato rispetto a quelle annue, a testimoniare secondo l’Irpet come una parte del problema salariale sia riconducibile alla riduzione del numero di settimane effettivamente lavorate, in connessione anche alla crescente diffusione dei contratti a termine.
Tre scenari Usa con effetti potenzialmente critici
Rimane la spada di Damocle dei possibili dazi da parte dell’amministrazione Trump in Usa: tre scenari, per la Toscana, con dazi diversificati su tutti i beni esportati verso gli Usa (al 10%, al 20%, al 50%) secondo Irpet “mostrano effetti potenzialmente critici: con dazi al 10%, 45 imprese (579 addetti) andrebbero in perdita; con dazi al 20%, tale numero salirebbe a 77 imprese (843 addetti); con dazi al 50%, le imprese in perdita diventerebbero 226 (3.188 addetti). Anche tra le imprese che manterrebbero un Mol positivo, molte ne vedrebbero però una significativa contrazione: nello scenario dei dazi al 20%, il 35% delle imprese subirebbe una riduzione del Mol inferiore al 5%; il 53% avrebbe perdite del Mol tra il 5% e il 25%; il 12% avrebbe perdite superiori al 25%”. (lt)