Dopo mille giorni di gestore unico regionale per il Tpl su gomma, torna l’idea di spacchettare la Toscana dei bus. E a evocare una spartizione è il presidente della Regione, Eugenio Giani, storicamente più tiepido rispetto al precedessore Enrico Rossi sul nuovo regime, che ha scelto proprio un’iniziativa del gestore Autolinee Toscane, dedicata al punto dei mille giorni (e ai recenti miglioramenti del servizio) per tornare sul tema. Mentre la controllata del gruppo Ratp sta affrontando la svolta cruciale nel percorso di svecchiamento della flotta bus, con oltre 200 nuovi mezzi attesi da qui a fine 2024, e altri 700 per il solo anno 2025.
“Ne riparleremo alla luce dei risultati”
“Io avrei visto bene la Toscana divisa in tre aree – ha dichiarato Giani davanti ai cronisti -, com’è per gli Ato dei rifiuti, com’è per le Asl, ma è un ragionamento che riprenderemo in vista della fine degli 11 anni del contratto attuale, alla luce dei risultati a cui avranno portato”. Secondo il governatore, infatti, una suddivisione “consente di leggere meglio il territorio: però ne parleremo, alla luce del funzionamento del servizio, proprio quando il contratto si esaurirà nel 2032. Teniamo questa idea sullo sfondo, perché è indubbio che oggi Autolinee Toscane lavora e deve garantire efficienza sia nella Toscana delle concentrazioni urbane, nella conurbazione del trasporto pubblico dove gli autobus devono arrivare ogni tre minuti, sia nella Toscana diffusa”.
Non è un territorio facile, riconosce la Regione: l’assessore ai trasporti Stefano Baccelli ha sottolineato che nella valutazione della performance “talvolta non riconosciamo i meriti” di chi opera il servizio, essendoci peraltro “alcune situazioni oggettive a cui facciamo fronte, come le dimensioni territoriali della Regione, ma anche l’assetto idrogeologico, il tipo di infrastrutturazione: con l’eccezione dell’area metropolitana di Firenze noi abbiamo la Toscana diffusa, delle aree interne, dei borghi. E’ un dato di fatto che il nostro servizio sia complicato e capillare, con un lotto unico regionale”.
“Inizio difficile, ma problemi superati”
Il contratto di servizio con At, per il quale la Regione stanzia ogni anno circa 300 milioni di euro, è in essere dal 1 novembre 2021, ed avrà validità per 11 anni. Attualmente vengono messi in esercizio, in forza del contratto sul lotto unico regionale dei bus, circa 102 milioni di km, mentre sono in corso le procedure di affidamento dei servizi in area debole – dolenti note fin qui – per circa 10 milioni di chilometri, servizi a supporto della rete regionale, da parte di alcune Province della Toscana. At ha assunto dall’avvio del contratto 1.079 conducenti, di cui 495 formati tramite la propria Accademia, una scuola di formazione per aspiranti autisti.
“Volevamo presentare questi risultati dopo un periodo molto difficile – ha spiegato il presidente di At, Gianni Bechelli -, iniziato con una mancanza di uomini e mezzi che ha prodotto a volte dei disservizi: ora buona parte di questi problemi sono superati”. La partita strategica per At, in questo momento, è però soprattutto quella dello svecchiamento della flotta, da cui l’azienda del gruppo Ratp si attende maggiore affidabilità nel servizio. Oggi sono stati presentati 12 nuovi bus, gli ultimi dei 426 introdotti in servizio da novembre 2021. Entro fine anno ne entreranno in servizio altri 200 e più, mentre nel 2025 i nuovi bus consegnati ad At saranno circa 700, un terzo del totale del contratto siglato con la Regione Toscana.
Bus più nuovi, ma serviranno ancora nuovi autisti
I nuovi mezzi consentiranno lo svecchiamento della flotta, per portare a circa 6,5 anni (dagli attuali 13) l’età media. Gli investimenti sono ingenti: la tranche di 700 bus attesa per il 2025 comporterà una spesa intorno ai 157 milioni di euro. “Per l’anno prossimo faremo scomparire anche gli Euro 3 dalla nostra flotta – ha detto Bechelli – per una qualità di sistema a livello europeo, che è l’obiettivo che ci eravamo posti”.
Rimane però il problema della forza lavoro: fra gli autisti, infatti, “abbiamo un livello di turnover elevato – ammette il presidente di At – sia per i pensionamenti sia per il fatto che molto spesso anche le persone che formiamo e assumiamo, poi magari fanno una gara per autisti al proprio paese d’origine, e com’è comprensibile tornano a casa loro, quindi è difficile stabilire un livello di carenza di autisti per At, oggi come oggi si parla probabilmente di alcune decine per raggiungere il livello perfetto. Ma non è un problema solo di Firenze, lo stesso problema ce l’hanno in tutta Italia e in tutta Europa”.
Leonardo Testai