Previsto in origine per febbraio 2023, slitta il termine del processo di dismissione del pacchetto di controllo di Fidi Toscana a favore di un nuovo socio privato. La Regione Toscana, oggi azionista di maggioranza della finanziaria col 49,4% delle quote, sta ancora lavorando all’accordo di co-vendita con le banche azioniste (Banca Mps 27,5%, Banca Intesa 11%, Bnl 4%, Banco Bpm 1,8%, Credit Agricole 1,7%, Federazione toscana Bcc 1,5%, Banca Carige 1%), e in particolare alla nuova valutazione delle quote da dismettere.
Secondo quanto emerge da Palazzo Strozzi Sacrati, questa parte dell’operazione si dovrebbe concludere entro metà marzo, con l’aggiornamento della valutazione condiviso anche con le banche. A quel punto la Regione sarà in grado di formalizzare, l’atto di co-vendita, ossia la “delega” alla richiesta di offerte per la vendita da parte dei soci di un pacchetto di controllo. Un pacchetto che, sommando le quote delle banche con quella dismessa dalla Regione, sarà intorno al 58% del capitale di Fidi Toscana, se non oltre.
Ancora quattro i “cavalieri bianchi” in lizza
Una volta sottoscritto da tutte le parti l’atto di co-vendite, partirà la lettera di invito formale ai quattro soggetti che avevano risposto al bando regionale emanato per raccogliere manifestazioni di interesse: Finpromoter (Confcommercio), Italia Comfidi (Confesercenti), Artigiancredito, Intek-Kme. Confermato il proprio interesse, avranno accesso alla data room di Fidi Toscana per acquisire le informazioni necessaria a una valutazione completa, e mettersi dunque in condizione di formalizzare un’offerta vincolante di acquisto.
“Abbiamo aggiornato tutti e quattro i soggetti interessati sulla tempistica del percorso, e non sono emerse contrarietà”, spiega Leonardo Marras, assessore regionale all’economia, il quale ammette che “tutto questo ci porterà a non prima di giugno”, e che poi si dovrà attendere anche l’autorizzazione di Banca d’Italia. “In estate ci siamo”, conclude. Nel frattempo, Fidi Toscana affronterà i mesi a venire secondo quanto disposto dal piano stand-alone approvato nell’autunno scorso: un piano che prevede l’equilibrio economico-finanziario dal 2023 anche senza il cambio di assetto societario, per effetto di una riorganizzazione sul fronte sia dei ricavi che dei costi.