Soffiano venti gelidi (anche) sull’economia toscana, investita da guerre, inflazione, aumenti della bolletta energetica e dei tassi di interesse e, da ultimo, dall‘alluvione che ha colpito soprattutto Campi Bisenzio (Firenze), Prato e Val di Bisenzio, Montemurlo, Montale, Agliana, Quarrata, danneggiando in particolare le aziende del settore tessile. Il quadro congiunturale che emerge dall’analisi della sede fiorentina della Banca d’Italia – presentato oggi 14 novembre dal direttore Mario Venturi e dal gruppo di ricerca economica guidato da Silvia Del Prete – mostra una regione che non ha ancora la febbre, ma ha tutti i sintomi del malanno in arrivo causato, appunto, dai venti gelidi.
Nel 2023 il Pil crescerà meno dell’1%
Se il primo semestre dell’anno ha, tutto sommato, retto (+1% il Pil; +2,5% l’export reale stimato da Bankitalia, rispetto a quello nominale che ha segnato +10,4%; +1,1% l’occupazione), dall’estate in poi la situazione è peggiorata con la flessione dell’industria manifatturiera, l’indebolimento dei servizi e il rallentamento delle costruzioni dopo il boom spinto dai bonus. Si “salvano” la farmaceutica, la meccanica, i mezzi di trasporto (yacht e motorini), l’oreficeria e la carta; torna a soffrire l’industria della moda, uno dei pilastri dell’economia toscana che nel 2020, durante la pandemia, era stata la responsabile della caduta più forte delle altre regioni. Le previsioni per fine anno – considerato le risposte del campione di aziende intervistate da Bankitalia Firenze sull’andamento del fatturato nei primi nove mesi, che danno un saldo negativo – sono al ribasso: il Pil si manterrà in linea con quello italiano (intorno al +0,7%, ma forse anche sotto), toccato anche dall’alluvione il cui impatto però Bankitalia non può per adesso stimare. Il recupero dei livelli di attività pre-Covid (a fine 2022 alla Toscana mancavano ancora quattro punti percentuali) non avverrà neppure quest’anno.
Rallentano i prestiti alle imprese
Sul fronte creditizio, l’aumento dei tassi di interesse sta frenando i prestiti bancari: -4% quelli alle imprese rilevati ad agosto 2023 (rispetto ai 12 mesi precedenti), con cali più forti per le piccole imprese (-6,4%) e meno forti per le imprese medio-grandi (-3,4%). Le famiglie segnano +0,5%. La qualità del credito per adesso è rimasta stabile – ha assicurato Bankitalia – e anche il tasso di deterioramento (1,2%) “è fermo su livelli inferiori a quelli dell’avvio delle crisi economiche del 2008-2009”, ha spiegato Del Prete. Infine, i prestiti alle imprese che sono ancora in bonis, ma che sono passati dallo “stadio 1” allo “stadio 2” mostrando dunque un aumento del rischio-insolvenza, si sono ridotti nel primo semestre 2023 (e si attestano al 14%).
Il risparmio si riorganizza
L’aumento dei tassi di interesse non rende solo più difficile l’accesso al credito, ma spinge anche aziende e famiglie a riorganizzare i propri risparmio: meno soldi sul conto corrente (-3,8% i depositi a giugno 2023 sui dodici mesi), più investimenti in titoli a custodia (+20,7%), diventati allettanti per gli alti tassi che assicurano. La “migrazione” dai conti correnti (-7 miliardi di euro) e dai depositi (-2 miliardi di euro) è stata compensata quasi per intero (8 miliardi) dai titoli a custodia.
L’incognita del Pnrr
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), col suo carico di finanziamenti, potrebbe tamponare la frenata dell’economia toscana: le gare avviate dalle amministrazioni pubbliche fino al giugno scorso ammontavano a 2,3 miliardi di euro, quasi la metà degli importi che hanno bisogno di una gara, ma non ci sono dati sugli effettivi pagamenti effettuati. Sui 5,7 miliardi di risorse per progetti da realizzare sul territorio toscano, inoltre, incombe la revisione del Pnrr che potrebbe portare alla cancellazione di 619 milioni di euro, soprattutto di competenza comunale.
Il futuro della Toscana
Cosa deve fare la Toscana per riallungare il passo della crescita? “I problemi sono sempre gli stessi – sottolinea il direttore Venturi – in testa c’è la scarsa dimensione aziendale che rende più difficile la digitalizzazione e dunque la competizione, oltre all’adeguamento infrastrutturale”. E a proposito dell’alluvione e del rischio idrogeologico, il direttore ricorda l’analisi fatta proprio da Bankitalia Firenze l’anno scorso: a dicembre 2020 un terzo delle esposizioni creditizie era associato a imprese localizzate in territori con una pericolosità idraulica medio-alta, una quota molto al di sopra della media italiana; l’incidenza superava addirittura il 50% nelle province di Firenze e di Pisa.
Silvia Pieraccini