Dismissioni di immobili, quote azionarie, parte del portafoglio leasing: la Commissione Ue ha pubblicato la decisione – favorevole – in merito alla revisione degli impegni che erano stati assunti dall’Italia al fine di consentire la ricapitalizzazione precauzionale di Banca Mps nel 2017. Una revisione necessaria per ottenere il rinvio del termine per l’uscita dallo Stato da Rocca Salimbeni, e della conseguente ri-privatizzazione.
Diminuiranno le filiali e i dipendenti di Mps
Gli impegni rivisti, secondo Bruxelles, “sono coerenti con gli obiettivi” del piano industriale, e “avallano pertanto le linee guida del Piano Industriale 2022-2026, la cui implementazione è in corso e in linea con le tempistiche previste”. Gli impegni comprendono la vendita di immobili per 100 milioni di euro e alcune partecipazioni azionarie, tra cui quelle in Visa e Bancomat, per un valore stimato di 80-90 milioni di euro o, in alternativa, delle quote in Bankitalia. Mps dovrà chiudere la filiale di Shanghai e della controllata francese Mp Banque, e ridurre il proprio portafoglio leasing, pari a 3,3 miliardi di euro alla fine del 2021.
Lo Stato italiano si è accordato con la Ue per una riduzione, entro il 2024, delle filiali di Banca Mps a 1.258, dei dipendenti a 17.634, del cost-income al 60% e dei costi operativi a 1.872 milioni. Gli impegni rivisti vietano a Mps di fare acquisizioni, di avvantaggiarsi degli aiuti di Stato per fare pubblicità o adottare strategie di prezzo aggressive, di prezzare gli impieghi sotto la media di mercato. I tassi sui depositi dovranno essere mantenuti in linea con il mercato, il bilancio della banca non potrà crescere oltre i 140-150 miliardi, gli stipendi dei dipendenti saranno soggetti a tetti con alcune eccezioni per i manager. La percentuale lorda di crediti deteriorati deve mantenersi al di sotto del 4% (o comunque alla media dei concorrenti italiani, se maggiore).
I sindacati sperano nella futura autonomia della banca
“Mi auguro che si stiano creando le condizioni per consentire che la banca resti autonoma e, in ultima ipotesi, per garantire comunque una soluzione che tuteli livelli occupazionali, territori e clientela”, ha dichiarato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui “una parte della politica dà importanti segnali di attenzione alla situazione del settore bancario. Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto a un recente passato al quale guardiamo con interesse e attenzione”.
Il leader del sindacato ha inoltre osservato che “il percorso del piano industriale procede, per quanto ci compete, secondo quanto previsto. Anzi: sono arrivate richieste di uscite, tutte su base volontaria da gestire con il Fondo di solidarietà, superiori alle 3.500 da definire entro il 30 novembre. Una notizia positiva che ci permetterà di far assumere giovani”.