Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze
Fra endorsement e apparentamenti, la vera variabile impazzita del ballottaggio delle elezioni amministrative a Firenze potrebbe essere il weekend lungo di San Giovanni, tradizionalmente consacrato dai fiorentini all’evasione verso il mare o la montagna. Degli oltre 288mila aventi diritto chiamati alle urne per il secondo turno, che vede fronteggiarsi Sara Funaro (centrosinistra in versione ‘campo stretto’, 43,17%) ed Eike Schmidt (centrodestra, 32,86%), quanti preferiranno una spiaggia assolata al dovere civico delle urne?
Saccardi e Masi con la candidata del centrosinistra
Forte del suo risultato parziale, Funaro e la sua squadra hanno pazientemente atteso le mosse degli altri candidati dell’area che va dal centro alla sinistra. Mosse arrivate all’approssimarsi del weekend: se Italia Viva ha dato libertà di voto ai suoi, Stefania Saccardi (7,29% al primo turno) ha dichiarato il suo voto per Funaro, dopo gli inviti arrivati dal presidente della Regione Eugenio Giani – Saccardi è la sua vice – e dal presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. Via libera anche dal M5s: non solo dal candidato Lorenzo Masi (3,35%), considerato da subito favorevole a un’alleanza col Pd, ma anche dalla barricadera Silvia Noferi, consigliera regionale.
“Masi ha un voto, la Saccardi ha un voto, quindi hanno guadagnato due voti”, osserva sarcasticamente Schmidt, secondo cui “ogni fiorentino vota così come lo ritiene giusto, oppure non va a votare”. Peraltro, l’ex direttore degli Uffizi ha finalizzato l’unico apparentamento ufficiale in vista del secondo turno, con la lista RiBella Firenze (e lo 0,55% della candidata Francesca Marrazza al primo turno), espressione dei comitati del quartiere di Campo di Marte. Non a caso Schmidt rilancia sia sul tema della sicurezza, cavallo di battaglia del centrodestra, sia sul tema della tramvia, proponendo un progetto alternativo per Campo di Marte che sfrutti i binari ferroviari esistenti.
Ma il soccorso per Funaro non si esaurisce con Saccardi e Masi: la presa di posizione di Dmitrij Palagi, candidato della sinistra radicale che ha ottenuto il 5,45% dei consensi, secondo cui al ballottaggio “non aiuteremo le destre” fa presagire una benevola attenzione. Ben più combattiva la postura di Cecilia Del Re (6,21% al primo turno) che ha proposto a Funaro – non a Schmidt – un accordo su sette punti qualificanti: l’introduzione di una fiscalità progressiva, il pensionamento di Invest in Florence, un piano casa sul modello di Vienna, lo stop immediato alla vendita di tutti gli immobili pubblici, l’approvazione del Piano verde scartato dalla giunta Nardella, una riforma per dare più potere ai quartieri e la modifica della norma sugli studentati.
Del Re pone condizioni, ma Funaro…
La risposta di Funaro non è stata, forse quella attesa: la candidata scelta dal Pd ha spiegato che, in caso di elezione a sindaco, riprenderà una proposta diversa da quelle elencate da Del Re: ossia l’idea, elaborata dal suo candidato Marco Tognetti, di un ‘parco dell’innovazione’ nella Piana fiorentina, un centro di innovazione e collaborazione interuniversitario e aziendale, con coworking, una casa delle start-up, laboratori per le imprese e un anfiteatro.
“Il Comune – aveva spiegato Del Re, illustrando la proposta – deve giocare un ruolo attivo nello sviluppo di politiche industriali e interrompere la trasformazione della città in una Disneyland rinascimentale, anche perché l’80% della nostra economia è legata al manifatturiero. Se è evidente che il turismo non si può fermare occorre potenziare le altre aree di sviluppo a cominciare da quella produttiva, in grado di creare occupazione stabile. La nostra idea dunque è quella di connettere ancor più profondamente l’Università e i centri di ricerca alle reti delle nostre imprese, incentivando così le aziende a rimanere sul nostro territorio e attraendo parallelamente nuove realtà”.
Leonardo Testai