Italia Comfidi, consorzio fidi nazionale (ma con radici in Toscana) di Confesercenti, ha chiuso il 2023 con un utile netto di 1,17 milioni di euro, un totale attivo di 192,2 mln, un patrimonio di 97,6 mln, e un indice di vigilanza del 69% (+18% sul 2022). Le garanzie rilasciate da Italia Comfidi ammontano a 81,7 mln di euro (+24%), a fronte di affidamenti concessi dagli intermediari bancari e finanziari per 120,3 mln, con lo stock complessivo di garanzie prestate che però vede un calo, attestandosi intorno ai 400 mln di euro, contro i circa 470 milioni di euro di fine 2022.
“Le operazioni di garanzia a medio lungo rappresentano il 64% del totale – afferma in una nota l’amministratore delegato Emilio Quattrocchi -, erogate per due terzi a società di capitali, con importi oltre 500mila euro solo nel 10% dei casi. La concessione di credito diretto, derivante da risorse proprie, funding attraverso Cdp e legge di stabilità, ha visto un flusso di deliberato nel 2023 di circa 24 mln di euro, oltre il 75% dei quali dedicato a esigenze di liquidità. Il comparto del commercio e delle attività di alloggio e ristorazione rappresenta il 40,8% circa delle richieste”.
Attenzione alla prossimità territoriale
Secondo il presidente Nico Gronchi “dovremo essere capaci di incardinare Italia Comfidi in un sistema di collaborazioni e sinergie operative sempre più strategiche e capaci di creare valore. Il ruolo dei confidi, delle Regioni e del mondo bancario dovrà evolvere verso nuove forme di integrazione e collaborazione, con l’obiettivo di sostenere l’economia reale e traghettare le imprese, anche più fragili, in questo difficile passaggio”. Dunque, aggiunge, “il ritorno a una nuova e più evoluta prossimità territoriale, abbinata ad una dose massiccia di nuove tecnologie, diventerà presto la vera sfida per sostenere la vitalità delle imprese italiane, consentendo loro di accedere alle risorse finanziarie necessarie, anche in contesti economici difficili”.
Il presidente di Italia Comfidi fa riferimento ai dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, secondo cui a livello nazionale si contano circa 450 banche (erano 680 nel 2012), oltre 400 Fintech (alcune di dimensioni ancora molto piccole), più di 60 intermediari vigilati e una decina di soggetti che operano nel microcredito, con il 42% dei comuni italiani che non ha sportelli bancari. In questo contesto, per Gronchi, i confidi diventano cruciali per le imprese, fornendo garanzie per i prestiti, consulenza finanziaria e risposte alle esigenze di liquidità.
Artigiancredito, più utile e più solidità nel 2023
Numei di bilancio più che confortanti anche per Artigiancredito: fra Toscana ed Emilia Romagna è quasi raddoppiato l’utile (da 3,2 milioni a 6 milioni in un anno), con un volume di finanziamenti garantiti deliberati di oltre 486 milioni di euro (+3,45%), dato che per il consorzio è in controtendenza rispetto all’operatività 2023 del Fondo di garanzia per le Pmi, in calo del 14,15% rispetto all’anno precedente.
Il Cet1 Ratio è del 26,78%, contro il 24,87% del 2022. Nel 2023 si registra un incremento dell’11,53% del margine d’intermediazione, generato da un aumento delle commissioni lorde di garanzia del 17,93%.Nel primo quadrimestre 2024 Artigiancredito conta 510 nuovi soci, che portano il totale a 118.491 unità, con garanzie deliberate per 171,299 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questi risultati – ha commentato il presidente rieletto Fabio Petri – che sono stati possibili solo grazie alla grande dedizione di amministratori e sindaci, e dell’insieme dei collaboratori guidati dal direttore generale. I valori di Artigiancredito, quali la trasparenza, lo spirito mutualistico che ci ispira, il servizio alle imprese e l’adoperarsi incessante per la crescita del Paese sono il miglior portavoce di questi risultati”.