Confindustria Toscana Sud sceglie un dialogo a più voci, nella parte pubblica dell’assemblea annuale, per cercare di rappresentare ai 300 imprenditori di Arezzo, Siena e Grosseto intervenuti al resort La Bagnaia di Murlo (Siena) le sfide che hanno davanti le aziende e quelle che dovranno affrontare l’Italia e l’Europa: prima la voce del presidente Fabrizio Bernini; poi di Alberto Forchielli, fondatore di Mindful Capital partners e di Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari internazionali; infine quella di Emanuele Orsini, neo presidente di Confindustria.
L’intelligenza artificiale non si può rifiutare
“Quella attuale non è una situazione facile per le aziende, la digitalizzazione e la sostenibilità hanno cambiato le priorità, ma l’obiettivo deve rimanere fermo: alimentare il manifatturiero è l’unico modo per fare Pil”, ha detto Bernini invitando gli imprenditori ad aprirsi all’innovazione tecnologica: “Abbiamo fatto 60 incontri con gli associati per diffondere la cultura dell’innovazione – ha spiegato – io sono convinto che l’intelligenza artificiale, di cui oggi tanto si parla, sarà uno strumento che potrà servire per fare le cose in modo migliore: non possiamo rifiutarla, perchè il mondo va avanti”.
Il rilancio della competitività è la priorità della ‘nuova’ Europa
Le priorità della “nuova” Europa uscita dalle elezioni sono state al centro dell’intervento di Nelli Feroci: “L’Europa sta perdendo competitività nei confronti dei player internazionali, primi fra tutti Usa e Cina – ha detto – e lo sta facendo in un contesto di crescita debole e di frammentazione delle catene del valore. Una delle priorità del prossimo mandato europeo dovrà essere proprio il rilancio della competitività e il modo di coniugarla con gli obiettivi del Green Deal europeo”.
Dazi per difendere l’industria italiana
Nella strategia di recupero della competitività un ruolo fondamentale, secondo Forchielli, dovrà averlo l’industria (“senza una grande industria un Paese non diventa ricco”), da difendere e proteggere con ogni mezzo: “Se non vogliamo essere invasi, ancora di più, dai prodotti cinesi che distruggono i meravigliosi settori industriali che abbiamo in Italia – ha detto Forchielli – dobbiamo pensare a mettere dazi. Anche gli Stati Uniti sono cresciuti con i dazi, e così nel 19esimo secolo hanno sviluppato la loro base industriale. I dazi servono”. Meno convinto dell’utilità dei dazi è Nelli Feroci, che però afferma essere “giusto vigilare affinché i sussidi pubblici dati dai Governi esteri non creino condizioni sleali all’Europa”. In particolare, secondo il presidente dell’Istituto Affari internazionali, “occorre ridurre la dipendenza da minerali critici, microprocessori e tecnologie abilitanti che sono di origine cinese”. “Bisogna cercare di ridurre al massimo la nostra dipendenza dalla Cina – ha spiegato – senza interrompere i rapporti con quel Paese che è un partner strategico ancorché sleale”. Il recupero di competitività si lega soprattutto alle politiche industriali secondo il presidente Orsini: “Se il Paese vuole crescere deve rimettere al centro le politiche industriali”, ha sottolineato sollecitando anche la certezza del diritto per superare gli ostacoli della burocrazia.
Silvia Pieraccini