Non è ancora il momento per la ‘riprivatizzazione’ di Banca Mps, ma il ministero dell’Economia e delle Finanze comincia a muoversi: il Mef ha infatti avviato oggi il processo di selezione per l’individuazione dei consulenti finanziario e legale che lo assisteranno nell’individuazione delle migliori modalità di dismissione della partecipazione di controllo nel Monte, e forniranno tale supporto in tutte le fasi di attuazione dell’operazione.
Il Mef detiene tuttora il 64,2% del capitale di Banca Mps: per ottenere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale, aveva preso l’impegno con l’Unione Europea di uscire completamente dal capitale di Rocca Salimbeni a tempo debito. Una deadline che era stata fissata in origine per fine 2021, e poi ricontrattata spostando in avanti il termine. La nuova deadline non è mai stata comunicata ufficialmente: secondo le indiscrezioni riportate dall’agenzia Radiocor, sarebbe il prossimo anno.
Le opzioni per la cessione della quota di Mps
In base a quanto stabilito dal Dpcm del 16 ottobre 2020, ricorda la nota del Mef, la cessione delle azioni di Banca Mps potrà essere effettuata in una o più fasi, attraverso il ricorso singolo o congiunto a un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, ivi compresi i dipendenti del gruppo, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali; oppure a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive trasparenti e non discriminatorie; o ancora a una o più operazioni straordinarie, inclusa un’operazione di integrazione.
“Obiettivo del Ministero – si legge – è la piena valorizzazione della partecipazione, da realizzarsi nell’interesse della Banca e di tutti i suoi azionisti, tenuto conto del miglioramento della redditività e dell’accresciuta patrimonializzazione, nonché delle prospettive di ulteriore sviluppo”.
Lovaglio: “Prima il territorio, poi gli azionisti”
La decisione del Mef segue di circa una settimana le voci su una immediata cessione di parte della quota del Monte da parte del Ministero, voci smentite il giorno stesso (27 settembre) dal ministro Giancarlo Giorgetti. “Le privatizzazioni si faranno sicuramente sì, l’orizzonte è pluriennale, il se e il quando le decide il ministro dell’Economia”, aveva detto presentando la Nadef. “L’obiettivo è fare politica industriale – aveva poi sottolineato – Mps può diventare una leva per costruire un polo forte bancario, non abbiamo necessità di fare cassa subito, quindi le valutazioni che farà il ministero dell’Economia e il ministro saranno nell’interesse della banca e dei suoi azionisti, in particolare quelli che hanno partecipato a questa grande operazione di successo italiano”.
Ma prima degli azionisti viene il territorio, almeno secondo l’amministratore delegato di Banca Mps Luigi Lovaglio, che nel recente convegno di Bankitalia sull’economia digitale ha sottolineato che per Mps “la strategia è fare il bene dei clienti, il bene dei dipendenti e il bene del territorio; poi vengono gli azionisti, perché il loro bene è un effetto indotto di questa catena”.