Fuori Guido Bastianini, dentro Luigi Lovaglio: l’ex amministratore delegato di Creval è stato nominato ad e direttore generale di Banca Mps. Un cambio della guardia che, nelle intenzioni del Tesoro (azionista di controllo) dovrebbe velocizzare il processo di risanamento dell’istituto senese, e soprattutto la cessione sul mercato, rispettando gli impegni presi con l’Unione Europea a fronte del via libera alla ricapitalizzazione precauzionale di quattro anni fa.
Bene i conti 2021: utile di 310 milioni di euro
La revoca di Bastianini è arrivata insieme ai numeri di bilancio 2021, anno che il Monte ha chiuso con una certa brillantezza. Lo testimonia l’utile di 310 milioni di euro, migliore risultato dal 2015. Nel corso del 2021 l’istituto senese ha aumentato i ricavi dell’1,3% e ridotto i costi del 3,6%, generato capitale per 140 punti base, migliorando gli indici di capitale e mantenendo stabili i livelli di npl.
Il deficit di capitale prospettico, un anno fa pari a 1,5 miliardi, è stato azzerato, anche se permane il rischio di uno shortfall di 150 milioni nel 2022. Tuttavia il Monte non sarebbe in linea con gli impegni presi in Europa per quanto concerne il parametro del cost/income, ancora alto al 72%, e anche l’entità della forza lavoro non collima con quanto concordato: oggi Mps ha 21.300 dipendenti, 1.200 in più rispetto alle previsioni formulate in sede Ue.
Ora l’aumento di capitale da 2,5 miliardi
Con Lovaglio nuovo Ad, Mps dovrà dunque gestire almeno 4mila nuovi esuberi, e condurre l’operazione di aumento di capitale da 2,5 miliardi necessaria per rafforzare i coefficienti patrimoniali del Monte e a finanziare il completamento della ristrutturazione della banca. Intervento, questo,subordinato all’approvazione del piano industriale da parte della Ue, che dovrà anche pronunciarsi sulla richiesta di proroga per l’uscita dal capitale avanzata dallo Stato italiano.
I sindacati, che hanno avuto parole di apprezzamento per Bastianini, rimangono guardinghi di fronte alle sfide imminenti: “No ad un nuovo piano industriale che contenga sacrifici a senso unico e no ad esuberi con logiche industriali”, chiede a Lovaglio e al Mef la Fisac Cgil. “Quella che resta immutata è la massima incertezza sul futuro della banca e delle lavoratrici e dei lavoratori”, afferma Fulvio Furlan (Uilca).