Sammontana nel 2021 ha superato i ricavi del periodo pre-Covid, ma con un aumento dei costi per l’energia elettrica e le materie prime che ha spinto l’azienda di Empoli a ritoccare verso l’alto il prezzo dei propri prodotti: +14% sul prezzo finale dei gelati, +9% nella pasticceria surgelata. L’aumento dei costi, secondo quanto ha spiegato in una conferenza stampa l’amministratore delegato Leonardo Bagnoli, è la ragione per cui il valore del margine operativo lordo si trova ancora al di sotto dei valori del 2019, e per cui il 2022 si presenta come un anno ancora difficile sul mercato.
A fronte di un fatturato 2021 di 397 milioni di euro, contro i 330,7 milioni del 2020 e i 387,7 milioni del 2019, Sammontana ha registrato un Ebitda che dai 50 milioni nel 2019 è scesa a 25 milioni nel 2020, per poi risalire a 32 milioni di euro nel 2021 rispetto ai 39 milioni attesi inizialmente. I soli costi aziendali per l’energia elettrica sono passati dagli 8 milioni del 2020 ai 21 milioni del 2021. Sammontana occupa il 23% del mercato nazionale del gelato e il 42% della pasticceria surgelata. Il 50% del fatturato è rappresentato del venduto del gelato nei mesi tra giugno e agosto.
“Ci serve un aiuto sull’energetica, le aziende rischiano”
Per Bagnoli, “sebbene gli andamenti di vendita siano positivi è prevedibile una contrazione di consumi in risposta all’aumento generalizzato dei prezzi del prodotto finito, che si è reso necessario per contenere, almeno in parte, l’incremento nel secondo semestre 2021 dei costi energetici e delle materie prime. Auspichiamo una parziale compensazione grazie al ritorno dei consumi nel canale bar, soprattutto per la colazione”. Non a caso l’azienda empolese nel 2021 ha sofferto anche il calo dei volumi nei bar per effetto delle misure restrittive anti-Covid.
Ora la sfida di Sammontana è quella di reggere l’aumento dei costi, e far digerire l’aumento del prezzo dei gelati in listino. “Se la grande distribuzione organizzata e i bar non accettano gli aumenti delle aziende e non riescono a riversarli sul mercato – osserva l’amministratore delegato – le imprese rischiano o di chiudere o di tagliare personale e forniture. Questo rappresenterebbe una conseguenza ben peggiore rispetto agli aumenti. Nella parte energetica, dove ci sono tante accise e tasse, serve un aiuto: la politica dice di avere dei piani risolutivi, ma il tempo stringe e le aziende si trovano in una posizione piuttosto rischiosa”.